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GAVINO DE LUNAS:
IL “RUSIGNOLU DE PADRIA” TRUCIDATO NELLE FOSSE ARDEATINE.
NOVE SARDI TRA LE VITTIME DELL’ECCIDIO
NAZISTA DEL 24 MARZO 1944
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La rivelazione dello
storico tedesco Felix Bohr -diffusa dal portale online degli storici www.clio-online.de,
ripresa dal Der Spiegel (rivista tedesca di grande tiratura, fondata nel
1947 e pubblicata ad Amburgo con oltre un milione di copie settimanali)
e riferita su La Repubblica di lunedi 16 gennaio 2012 da Andrea Tarquini,
corrispondente da Berlino- è di quelle scioccanti: Roma chiese
ai tedeschi di insabbiare le indagini sulle Fosse Ardeatine. L’Italia
politica e di governo di fine anni Cinquanta, onde evitare delle eventuali
richieste di estradizione dei criminali di guerra italiani per atti compiuti
in Jugoslavia, in Grecia ed Albania, condivise e sostenne l’auspicato
insabbiamento tedesco “a non riportare in pubblico il problema dell’esecuzione
degli ostaggi e specie alle Fosse Ardeatine”. L’obiettivo
DC aveva chiaramente “generali motivi di politica interna”
e significava principalmente sacrificare e non alimentare la memoria della
Resistenza, idealità “cavalcata” dalla sinistra e dall’avversario
politico del PCI.
Tra le 335 vittime del terribile eccidio nazista del 24 marzo 1944, compiuto
come atto di rappresaglia per un attacco partigiano alle truppe di occupazione
germaniche in via Rasella (Roma), figurano anche nove martiri di origine
sarda. I nomi, consegnati a memoria da quell’evento simbolo di estrema
tragica efferatezza, sono quelli di Salvatore Canalis, nato a Tula il
14.11.1908, professore in lettere; Pasquale Cocco, nato a Sedilo il 5.1.1920,
studente; Cavino Luna, nato a Padria l’11.4.1895, impiegato R.Poste;
Candido Manca, nato a Dolianova il 31.1.1907, Brig. RR.CC.; Giuseppe Medas,
nato a Narbolia il 27.8.1908, avvocato; Sisinnio Mocci, nato a Villacidro
il 31.12.1903, appartenente al PCI; Agostino Napoleone, nato a Cagliari
il 14.9.1918, S.Ten. Vascello; Ignazio Piras fu Domenico, nato a Illorai
il 2.6.1879, contadino, appartenente alla Banda Maroncelli (formazione
collegata al Movimento comunista d’Italia) che operava nella zone
di Civitavecchia, Allumiere e Tolfa; Gerardo Sergi, nato a Portoscuso
il 25.3.1918, S.Ten. CC.RR., appartenente al Fronte Militare.
Il Luna Cavino, che risulta nell’elenco aggiornato dei 335 morti
alle Fosse Ardeatine e tra le 154 persone sotto inchiesta di polizia a
disposizione dell’Aussen-Kommando, non è altri che il noto
cantadore a chiterra e ufficiale postelegrafonico Gavino De Lunas, arrestato
dalle SS il 26.2.1944 perché appartenente al C.L.N. e ritenuto
autore di atti di sabotaggio a mezzi delle truppe di occupazione tedesca
nella Capitale, nonostante l’inquadramento, dopo l’8 settembre,
nell’etnico Battaglione “Volontari di Sardegna – Giovanni
Maria Angioy”, istituito dall’attivismo del cappellano fascista
Padre Luciano Usai, su invito del sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio della Repubblica Sociale Italiana, Francesco Maria Barracu,
e comandato dal colonnello Bartolomeo Fronteddu. Gavino De Lunas, noto
come il “Rusignolu de Padria”, è certamente da ritenersi,
per fama e talento, uno dei massimi rappresentanti del particolare canto
sardo a chitarra. Dotato di “una voce straordinariamente melodiosa”
è interprete originale, oltre che sensibile compositore-poeta,
del canto popolare sardo che proporrà anche nell’ufficialità
della visita a Cagliari (30 maggio 1926) del re Vittorio Emanuele III
e della principessa Giovanna. Apprezzato esempio di artista per tanti
giovani, raggiunge una grande notorietà negli anni Trenta. Incide
diversi dischi (78 giri) per la casa discografica milanese “Società
Anonima del Grammofono”, per cui è sotto contratto anche
il suonatore di launeddas Efisio Melis. Alle numerose presenze nelle piazze
sarde faranno seguito le importanti esibizioni nelle città di Roma,
Trieste, Sulmona, Brindisi e L’Aquila. Gavino De Lunas è
un invalido della Grande Guerra, era stato ferito alla gamba sinistra
a Sasso di Stria, e professionalmente presta servizio di ufficiale postelegrafonico
nelle sedi di Macomer e Cagliari. Nel 1933, rifiutato il tesseramento
al Partito Nazionale Fascista, è trasferito all’Aquila (dove
si distinguerà per il suo “comportamento onorevole”
e “particolare dedizione” umanitaria, durante il terremoto
del 26 settembre 1933), in seguito a Roma (1935-1941), a Lubiana (1942-1943)
e infine ancora alle Poste centrali di San Silvestro in Roma (1943-1944):
Città che consegnerà l’artista sardo alla storia nazionale
come martire e combattente per la libertà.
(11-03-2012)
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