L'Arrogante
di Gabriele Ortu

 


Mentre i signori Corona, Franco, Lira, Peseta e tutti i componenti della Società multinazionale da loro amministrata erano riuniti per discutere dell'andamento della stessa, un signore, strano nei comportamenti e stravagante nel modo di vestire, senza bussare, senza chiedere scusa, spinse la porta della sala delle riunioni, si fece largo tra il personale addetto alla sicurezza, prese posto sull'unica sedia vuota del tavolo ovale e, tra lo stupore di tutti disse: "Continuate pure i vostri discorsi, sono qui per ascoltarvi e per accompagnarvi al vostro funerale!"
Alcuni ebbero un cenno di reazione, ma lo sguardo sicuro e deciso del nuovo arrivato li tenne come bloccati, inchiodati alle loro poltrone e incapaci di qualsiasi reazione che non fosse quella della sottomissione.
Eppure era gente abituata ai colpi di scena e tanto matura da non farsi coinvolgere facilmente dagli scatti d'ira.
Alcuni di essi avevano fatto tesoro dei dispiaceri che in gioventù procurò loro il carattere impulsivo e stettero calmi.
Nella sala calò il gelo...Nessuno osava più parlare, discutere.
Nessuno di loro conosceva questo arrogante che aveva osato disturbare la seduta, ed ognuno si poneva la stessa domanda, ma senza esternarla.
"Se questo è il nuovo acquirente, è un gran villano!" Questo era, pressa a poco, il pensiero di tutti.
Vi era nella sala un’atmosfera pesante e incerta quando prese la parola l'amministratore delegato: "Cari soci, disse con un filo di voce che certamente non rincuorava i presenti, l'Azienda va abbastanza bene non capisco perché e da chi sia stata convocata questa riunione straordinaria. Tutte le nostre aziende, in Europa, godono di un momento particolarmente florido in tutti i sensi..."
"Voi non possedette più nessuna azienda! – lo interruppe bruscamente il giovane aitante che aveva occupato l'unica sedia vuota rimasta intorno al tavolo ovale.
Tutti sobbalzarono sulle sedie nonostante l'età avanzata...
"Voi non possedete più nessuna azienda, continuò il giovane, ed io sono qui per farvi un proposta, sono qui per chiedere la mano di Europa, e non parlo d'amore, sia ben chiaro, ma di soldi...Forse è meglio che mi presenti: sono Euro, ed ecco la mia proposta, prendere o lasciare. Questa è anche la mia unica offerta: 1936,27 lire eccetera, eccetera, in cambio della vostra Europa, a voi la scelta."
A malincuore e senza nessuna garanzia per il futuro della loro Azienda Europa, accettarono intimiditi dalla prepotenza del pretendente (ma forse i marpioni avevano preparato di proposito quella sedia vuota).
Chissà se Europa avrà fatto un felice e duraturo matrimonio con il prepotente Euro!
Ai posteri la sentenza.

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