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LA POESIA SATIRICA IN SARDEGNA
ANTOLOGIA DEI GRANDI POETI IN LINGUA SARDA
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La satira è
quel genere letterario che, in una piccante amalgama di umorismo, ironia,
sarcasmo e comicità carnevalesca, si caratterizza per la particolare
riflessione su politica, religione e società; rivela “coloritamente”
le verità sui potenti di turno e veicola posizioni alternative
su temi di rilevanza collettiva. La
satura, forse caso unico per un genere della letteratura, registra addirittura
un pronunciamento della Corte di Cassazione (sentenza n. 9246/2006) che
ne dà una chiara definizione giuridica: “E’ quella
manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si
è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare
alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al
fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere
etico, correttivo cioè verso il bene.” La satira ha radici
nell’Antica Grecia e originale genere nella letteratura latina;
apprezzata poesia giullaresca nel Medioevo ed arte teatralmente diffusa
nel Rinascimento; largamente impiegata dai filosofi illuministi, per contrastare
“i dogmatismi della religione e i privilegi dei nobili”, è
attualmente forma di umorismo e di comicità per bersagliare criticamente
i modi di vita e atteggiamenti dei protagonisti della vita pubblica.
Anche la Sardegna conta una ricca tradizione poetica, a specificità
satirica, che l’editore Della Torre propone nella nota collana “I
grandi poeti in lingua sarda”. La poesia satirica in Sardegna (antologia
a cura di Franco Carlini con scritti di Giulio Angioni, Francesco Casula,
Franco Fresi, Salvatore Tola) ha avuto origine dagli Atti del Convegno
“La poesia satirica in lingua sarda dal Settecento ad oggi”,
tenutosi a Vallermosa nel dicembre del 2005. Il curatore Carlini, evidenziando
il lavoro organico e di ricerca, segnala l’avventura “alla
scoperta, o riscoperta, di una letteratura sommersa” in grado di
rappresentare un’operazione culturale con profondi “momenti
di riflessione”. La relazione di Angioni scava sull’aspetto
antropologico, costruendo una premessa ai lavori di Casula, Tola e Fresi
che, rispettivamente e con competenza, si occupano della poesia satirica
di area campidanese, logudorese e gallurese. Casula propone la classica
e arcinota composizione “Sa scomuniga de predi Antiogu arrettori
de Masuddas”, la poesia satirica cagliaritana (Pintor Sirigu, Bacaredda,
Canelles), quella dei poeti di Villacidro (Cogotti, De Linas-Cadoni, Manno
e Salvator Angelo Spano), dei vari Saragat, Pau, Cocco, Cannas, Moi, Lobina,
Marcialis e diverse autrici (Mundula Crespellani, Muscas Aresu, Ferraris
Cornaglia) ed improvvisatori; Tola attinge allo stimolante patrimonio
letterario logudorese de “sos mazores” (Pisurzi, Mele, Murenu,
Mossa, Mereu), a quello dei vari Cocco, Tola, Pirisinu, Caddeo, Canu,
Anonimo di Nule, Migheli, Dessanay, agli “attuali” Marteddu,
Cuccureddu, Fiori, Princivalle, Ilieschi e l’immancabile alta poesia
del grande estemporaneo Remundu Piras; Fresi, partendo dalla lirica “Notti
d’ea” di Don Gavino Pes, ripercorre l’interessante poesia
satirica in gallurese attraverso una composizione di autore Anonimo e
le opere di Don Bernardino Pes, di Préti Migal’Andria, di
Orecchioni di Luogosanto e Mannoni di San Pasquale. Tutte le composizioni
in limba, accomunate da un originario atteggiamento e sentimento critico,
hanno la corrispettiva traduzione in italiano.
(La poesia satirica in Sardegna, AA.VV., Edizioni Della Torre, Cagliari,
2010, euro 12,00)
(29-03-2011)
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