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Riflessioni sull’identità
culturale di un territorio non sardo:
per esempio, la provincia di Pavia
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In
termini sociologici, in rapporto a una determinata area antropizzata,
la cultura è il risultato diacronico della reciproca influenza
fra geografia e storia, si configura come sedimentazione di tradizioni
(sapere e saperi: patrimonio cosiddetto “immateriale”) che
si definiscono in collegamento con la struttura economica materiale, quindi
con le abitudini lavorative che caratterizzano una popolazione che vive
in quell’area ben individuata.
L’identità culturale di un territorio è data dall’intreccio
della storia della popolazione che lo ha scelto in passato come luogo
più adatto per la propria esistenza con il farsi della storia di
chi vi mantiene la sede privilegiata di residenza e di lavoro.
Se consideriamo una provincia come quella di Pavia, per quanto riguarda
il lavoro, risaltano immediatamente non solo le tipicità delle
colture (risaie in Lomellina; vigneti in Oltrepò) ma anche le peculiarità
dell’organizzazione della vita lavorativa quotidiana (le cascine).
Una provincia come quella di Pavia ha però una “marcia in
più” rispetto ad altri territori consimili. L’Università,
qualunque Università, è “officina–laboratorio”
per l’approfondimento e l’ampliamento della conoscenza e per
lo sviluppo delle discipline umanistiche e scientifiche: è inoppugnabile
il fatto che la moltiplicazione e la specializzazione dei campi della
ricerca intellettuale producono risultati che servono a predisporre le
metaforiche “leve” del progresso materiale, quindi economico,
di una società.
Non possiamo non sottolineare però il fatto che la nostra Università
sta celebrando i 650 anni della propria fondazione; lo slogan che essa
ha adottato per l’evento – “Il futuro ha radici profonde”
– è sicuramente indovinato e può essere esteso, all’intera,
lunga storia del nostro territorio.
In provincia di Pavia, questa storia di lunga durata ha favorito la disseminazione
di importanti monumenti religiosi (il territorio, sappiamo, è segnato
da importanti vie di pellegrinaggio, a partire dalla Via Francigena) e
di notevoli architetture civili: gli uni e le altre di grande valore artistico.
Al di là di tutte le particolarità antropologiche e sociologiche
della cultura del nostro territorio e della necessità di meglio
conoscerle e identificarle (sono utili in questa direzione sia le ricostruzioni
cronologicamente ordinate degli avvenimenti locali, trascurati dai manuali
di Storia con la S maiuscola, sia le divulgazioni imperniate sulla diffusione
della conoscenza delle biografie dei personaggi illustri, i quali devono
diventare vanto e gloria della nostra terra non solo per gli addetti ai
lavori), è innegabile che oggi il profilo culturale della nostra
provincia mette in mostra i benefici effetti di un’organizzazione
che privilegia la logica dei sistemi integrati a livello territoriale.
Grazie ad illuminate direttive regionali (tanto più incisive in
quanto accompagnate da trasferimenti di fondi) e agli interventi organizzativi
e finanziari dell’Ente Provincia l’attuale panorama offre
realizzazioni meritevoli di un giudizio positivo: i tre sistemi bibliotecari
intercomunali coordinano in maniera ormai collaudata le biblioteche di
ciascuna delle nostre tre zone (Pavese, Lomellina, Oltrepò); un
importante accordo fra Università e Provincia ha posto le basi
per la creazione di una banca dati unica tra le biblioteche dell’Università
e quelle comunali; i sistemi museali locali (uno nell’Oltrepò,
uno nel Pavese, due nella Lomellina) sono una realtà viva; la situazione
degli archivi comunali e parrocchiali è stata “monitorata”;
insomma, la costituzione di sistemi culturali integrati anche sotto l’aspetto
della coesione territoriale è a un livello soddisfacente.
L'Amministrazione della Provincia di Pavia in questi ultimi anni ha sostenuto:
a) la conoscenza e la fruizione dei beni culturali immobili e mobili attraverso
sistematiche campagne di catalogazione, che poi sono quelle che permettono
di intraprendere opportune misure di conservazione; b) la promozione diretta
e indiretta (in collaborazione con i Comuni, con le associazioni, con
le scuole) di attività culturali che, favorendo la formazione delle
singole persone (diciamo, delle tre età), sviluppano una crescita
dell’intera comunità provinciale; c) la realizzazione di
attività di spettacolo secondo il modello delle reti e dei circuiti
territoriali, l’unico capace di garantire incidenza delle proposte
e economicità degli interventi in quanto non basato su una superficiale
episodicità.
Ai fini della conservazione dell’identità culturale di un
territorio come quello della provincia di Pavia è giusto salvaguardare
le sue profonde “radici” culturali (anche nelle forme “effimere”
della cultura come “festa popolare”) ma bisogna garantire
un futuro di sempre maggiore vitalità e funzionalità ai
nostri beni culturali monumentali e mobili e alle strutture per l’erogazione
dei servizi culturali (biblioteche, musei, teatri, centri di documentazione)
e un futuro di maggiore efficienza e efficacia ai servizi già oggi
offerti dai nostri istituti culturali, che la Provincia di Pavia ha cominciato
a strutturare nel territorio – sulla base di specifiche deleghe
regionali – quasi quaranta anni fa.
L'autore di questo intervento dal 1977 è funzionario dell'Assessorato
alla Cultura della Provincia di Pavia. (22-06-2011)
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