18 MARZO 2007
CIRCOLO "SU NURAGHE" - PARABIAGO(MI)
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"EVOLUZIONE E
STORIA DELLA LIMBA SARDA”
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Le lingue naturali
comunemente adoperate sono sistemi comunicativi, formati da parole collegate
in modo coerente fra loro a seconda dei legami di senso-significato e
delle regole che diversificano le varie lingue. In ogni caso, il complesso
delle operazioni comunicative interpersonali, per poter esprimere un messaggio,
ha avuto uno sviluppo orale e solo con i processi di civiltà e
progresso delle società complesse è stata introdotta la
scrittura; il segno grafico ha dilatatto la forza della parola prodotta
dall'oralità in un messaggio da estendere nello spazio e nel tempo.
Ai giorni nostri constatiamo l'oralità amplificata attraverso TV,
radio, cinema e la scrittura attraverso i giornali e informatica con la
prospettiva, ormai reale, di un'integrazione multimediale.
A noi, più
specificatamente e in questa occasione, interessa l'evoluzione e la storia
della Limba Sarda.
Tutte le regioni geografiche, o zone, della Sardegna hanno vissuto un'evoluzione
storica con influenze linguistiche differenti che caratterizzano ancora
le diverse varietà della lingua sarda; quando si parla di "sardo"
e di varietà della "lingua sarda" si esclude chiaramente
Alghero (isola linguistica catalana) e Carloforte-Calasetta (isole linguistiche
genovesi per l'uso del tabarchino).
Il sardo risulta il più caratteristico degli idiomi latini; infatti,
mentre le altre lingue neolatine venivano elaborandosi, la Sardegna nel
suo isolamento naturale, riesce a conservare le pecularietà originarie
che la presenza romana nell'Isola aveva portato a partire da III°
secolo a.C.
Il ricco e attuale patrimonio linguistico della Sardegna è principalmente
rappresentato, secondo i glottologi, da un sostrato di sardo antico; dalla
rilevante parte centrale latina; da superstrati di italiano medievale-moderno,
catalano e spagnolo. Rilevano, inoltre, tracce del greco bizantino e di
altre lingue che non hanno mai dominato la Sardegna.
Ripercorrendo la storia scopriamo che i primi abitatori della Sardegna
furono certamente gli anonimi paleolitici-neolitici a cui fecero seguito
lenti processi migratori provenienti dal sud del Mar Caspio e dalle pendici
del Caucaso; più specifiatamente gli ultimi studi sul Dna indicherebbero
l'Armenia.
Sui popoli antichi dell'Isola è assai ricca la favolistica di autori
greci e latini, ma finora non si conosce nessun documento che faccia riferimento
ai loro arcaici linguaggi. Particolarmente nella toponomastica, sono pervenuti
fino a noi, e non sommersi dalle lunghe e varie dominazioni, nomi dalla
radice nur-ur-al-a, comuni alla toponomastica orientale e asiana: ciò
sosterrebbe, ancor più, la tesi della migrazione da oriente ad
occidente dei futuri nuragici.
Altre radici superstiti delle lingue asiane nel lessico sardo sono: asu,
bon, gal, gen, ges, gon, eka, ki, kur, mas , tur, ecc. Naturalmente questi
periodi storici e linguistici sono circondati dal più fitto mistero
e dalle più svariate ipotesi; per opera di linguisti e ricercatori
sardi c'è stato il collegamento tipologico tra sardiano-nuragico
e l'etrusco (da Pittau), o il ricorso ( da Sardella) ad accoppiamenti
accadici-sumerici (terzo millennio a.C.) per spiegare parole e toponimi
della Sardegna.
Un esempio chiarificatore. Sul toponimo ILLORAI si registrano due discordanti
spiegazioni linguistiche del significato; dal sardiano o nuragico éllera
(edera) per il Pittau, che motiva inoltre "la sua denominazione dalla
particolare abbondanza, in origine, di edera nel sito in cui è
sorto; la quale caratteristica del resto si può constatare anche
nel presente"; secondo Sardella, ricorrendo ad accoppiamenti dei
monosillabi accadico-sumerici, significherebbe arco alto (alto=divino).
In ogni caso comunque la lingua nuragica o paleosarda e il suo sistema
linguistico è stato arricchito dai contatti con il mondo paleoetrusco-laziale,
eolico e fenicio-punico; alcuni termini di chiara origine punica sono
di uso comune nel meridione dell'Isola: mitza (sorgente) e tzinniga (giunco
marino).
Con l'opera di colonizzazione della Sardegna da parte dei romani, iniziò
nel 238 a.C., il drammatico processo di romanizzazione interessò
la quasi totalità dell'Isola con la conseguente diffusione e penetrazione
della lingua latina: quella arcaica delle prime colonie romane. Nei sette
secoli di dominazione si ebbe un radicamento del latino sardo che resistette
a qualsiasi rilevante influsso in età bizantina.
Le dominazioni, particolarmente nelle zone interne, furono anche generatrici
di "ribellismo" e di coscienza-identità "resistenziale"
che si concretizzò nel fiero periodo giudicale (IX-XV secolo);
periodo storico ricordato per il conseguimento di una condizione di autonomia
politica e indipendenza.
Dai documenti giudicali "in limba" (Carte dei Giudici, degli
Statuti e la Carta de Logu -opera legislativa- di Eleonora d'Arborea)
emerge "una lingua romanza autentica e particolarissima, poco differenziata
sul piano areale e con parecchi tratti differenziali rispetto alle sorelle
neolatine".
E appunto da quell'idea, di una base linguistica importante e unitaria,
che si stà operando a livello legislativo per una normalizzazione
democratica della lingua di riferimento ad uso dell'Amministrazione della
Sardegna, nel rispetto e dignità di tutte le varianti.
La vera lingua identitaria, siamo comunque certi, sarà sempre quella
parlata, frutto vitale di cultura orale e corale, ricca di varianti e
diversità ed espressione di tutte le realtà e comunità
della Sardegna.
"Ogni volta che muore una parola si spegne una stella". Quando
muore una lingua si oscura il cielo. Oggi nel mondo ci sono seimila lingue:
tremila spariranno nel giro di trent'anni.
Questo, sono certo, non accadrà mai in Sardegna per la vitalità
indomita del nostro popolo e per il contributo determinante dei tanti
scrittori e poeti che ben rappresentano la nostra lingua.
Un esempio le liriche che ci accingiamo a declamare!
C.P. 2007 (Appunti relazione incontro circolo sardo)
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