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VINCENZO PISANU: LIRICHE
DETTATE DAL CUORE
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Fueddus pispisaus a su bentu -opera vincitrice della XII° edizione
del Premio Letterario biennale “Michelangelo Pira”- più
che Parole sussurrate al vento, le pregevoli liriche della silloge di
Vincenzo Pisanu, sono parole audaci dettate dal cuore e attinte nell’impegno
civile; nell’orgoglio identitario; nel patrimonio di memoria e tempo
e nell’essenziale rappresentare di emozioni “che rendono la
forza delicata dell’eros”.
Vincenzo Pisanu, dotato di quella naturale e felice facoltà di
forgiare versi di profonda intuizione, significato e sensibilità,
rappresenta l’attualità e la continuità della poetica
in limbazu campidanesu tracciata ed esaltata dai vari Benvenuto Lobina
e Faustino Onnis che, sul finire del ‘900, hanno condotto un confronto
su binari paritari con la produzione poetica in limba logudoresa.
Il tracciato e la tessitura dei versi del poeta, nativo di Uras e residente
ad Assemini, rappresentano un universo meditativo e maturo: voce testimoniale
di qualità che, con un ricco dizionario e segnata dall’originale
conquista di ritmi e forme, si riappropria delle dinamiche del vissuto
attraverso la vitalità della memoria e l’espressione immaginosa
dei sentimenti. I componimenti di Fueddus pispisaus a su bentu -opera
di compiutezza e sostanza del sentire lirico di Vincenzo Pisanu- rivelano
il manifesto e discorso lirico dell’anima, che il poeta alimenta
in un infinito pentagramma di riflessioni ed illuminazioni memoriali,
il cui centro è la visione esistenziale e la concezione dell’amore
nelle innumerevoli condizioni e situazioni della vita. La lirica dell’autore
campidanese rappresenta un sano orgoglio identitario, tradotto sapientemente
in versi che sanno emozionare e coinvolgere come momenti di un’autobiografia
collettiva, che accomuna (es. la poesia Immoi, dedicata a Uras) nella
ricerca del ricco giacimento delle origini in una Terra che “…fragaiat
de ladaminis/ de nuscus, de pruìni in s’imperdau de is bias,/
de tallus e pastoris. Fragus di argiola, messas,/ arrancu de sudoris,
de trigus e de loris/ in su bentu chi mi contaiat storias./” (la
terra odorava di letami, di muschi,/ greggi e polvere di strada nei ciottoli/
sentori di aie, messi e di pastori./ Acri sudori, odori di cereali e frumento/
nel vento che mi raccontava storie./). Un tempo-memoria, ormai lontano
e celato “…in is intragnas de is arrexinas mias, stimadas.//”
(…nel grembo delle mie radici amate.//), che riconduce ad un appassionato
ed unificante canto alla vita, al desiderio di autenticità e immaginabile
armonia dettata dall’assoluto denominatore del sentimento amore
.
La prefazione di Maurizio Virdis alla pubblicazione (ediz.Poligrafix e
a cura del Centro culturale “Campidanu” di Quartu Sant’Elena)
sottolinea la rilevante “cifra intimistica” della silloge
del Pisanu e il determinante “lavorio che sa rendere alla modernità
la trama antica e sedimentata del poetico, che recupera al patrimonio
lessicale del sardo, che nei tempi attuali par svaporare nell’oblio
indifferente, un tesoro che doviziosamente sorprende. Lavoro eminentemente
da poeti: per l’appunto”. Vincenzo Pisanu è autore
di grande umanità -dalla vasta produzione lirica bilingue e in
prosa, sottolineata dal conseguimento di ambiti riconoscimenti- apprezzato
e conosciuto in tutta l’Isola per le frequenti partecipazioni ai
concorsi letterari.
(03-03-2012)
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