Le guardavo i tratti del viso, erano di una dura bellezza, scolpito dalla mano paziente della malattia mediterranea, da alluvioni di generoso sangue altrui...... La madre ne era certa... quel grande cuore contenitore di sofferenze, d’amore, di speranza, di rabbia....... avrebbe troppo presto, tra le sue pareti, lasciato passare la vita....

A Carla

Oh deus meu.

Oh deus meu! Cal’es sa pizzinna
Chi t’as leadu custa serentina
Solu po l’allogare in duna losa
In lughidos bestires de isposa

Donosa l’as cherfida chin tegus
Istrazzada a carreras d’amargura
A sas camineras de pagu gosu
A sa mama ! Pro issa s’ermosura

A coro serradu no intendes dolu
Lepia anima de mariposa
Dae oje già es pro te solu
Ca ass’altare l’atis che isposa

Cale fide t’ada a giurare?
Cale prendas tue l’asa a dare?
Issa carre tes dende a su brundussu
S’anima b’abbarrat e solu cussu

O solu cussu ses chirchende e bia
Sa rosa alva lughida che nie
E lassas a nois pro donzi die
Nuscos, ammentos de cando fi bia

E in custa serentina as zapadu
Su chi e bia tue fis chirchende
E umbe su dolu da fidi sinnadu
preda a cobertogliu ses lassende

Ho chiamato il tuo Dio quel giorno...

Quale è la ragazza, Dio!!!
Che questa sera porti via
per dargli dimora in una tomba
con le sue lucenti vesti da sposa.

Dolce! l’hai voluta con te
strappata ai cammini del dolore
ai sentieri di magra felicità
alla Madre; la sua graziosa.

Il tuo cuore è chiuso non sente dolore.
E l’anima leggera di farfalla
da questo momento è tua
e sull’altare la porti come sposa.

Quale fedeltà ti giurerà?
Quali le bellezze che le darai?
Lei , in quantità, ti ha dato le carni.
Ora vi è l’anima! Solo questa.

Ma non cercavi altro! Solo questa!
Una rosa bianca splendente come neve.
Lasciando a noi per i futuri giorni
i profumi, ricordo della sua vita.

In questa sera hai trovato
solo quello che stavi cercando.
E dove il dolore era già scritto!
Un manto lapideo stai lasciando.

Chessa Giovanni 18.09.2003