Ora, che
l'oro della sabbia
mi scivola dal pugno e vola lento
nel vento che ti veste all'andar via.
Ora, che
il pensiero ti forma in lontananza
nel distendersi languido dell'onda
e la mente tornando ti modella
in mille e mille danze all'orizzonte.
Ora, che
nero l'argento del sestante
non segna alcuna rotta da seguire
e andare o rimanere è irrilevante
alle gemme di sale sopra il ponte
e negli occhi rigonfi di maestrale.
Ora potresti
sorgere dai riflessi sul vino,
tra gli effluvi dorati, in abbandono
e gemere virate di gabbiano nella nebbia
che avvolge la carena e l'inutile voglia
di salpare, ancorata nel fondo
del bicchiere.
Ora potresti,
dolce frontaliera,
liberarmi una stella al cielo cupo
mentre l'ormeggio affoga la mia sera.
Ora soltanto,
tardi sarebbe
dopo.