A
mio padre
di Maria Carmela Scalas
Amo ricordarti
ormai canuto
seduto accanto al focolare,
mentre mi parlavi di colei
che avevi amato
già negli anni acerbi.
La chiamavi “la buon’anima”,
un’incrinatura di voce denotava
un rimpianto mai sopito.
Avida, mi nutrivo
delle tue parole,
ponendo domande
per aiutarti a snebbiare
ricordi lontani.
Parole, che agognavo
sentire in tempi remoti,
quando il lutto dell’anima
ulcerava solchi
dalla bizzarra morte scavati.
La tua giovinezza
esorcizzò la perfida parca.
Amasti ancora.
Come fiume in piena
la vita ci sospinse su alvei differenti,
ma non disperse
il ricordo della sorgente.
Un gennaio piovoso
ti assottigliò il filo.
Avrei voluto dirti tante cose,
trasmetterti la mia energia.
Ma il filo si spezzò.
E la trama,
faticosamente ricomposta,
rimase incompleta.
2° Premio
Al "Quartucciu 2009" Sezione Lingua Italiana