Il tempo
ha scritto storie su una veste,
storie di terre e di conflitti
storie cucite di abusi e di silenzi
ecco… la mia prigione di stoffa,
trame sottili come sbarre d’acciaio
nello spazio immobile del mio esser donna
mi incatenano al tempo.
Mi divora la mia prigione
ingoia il mio corpo e il mio umore,
ho solo parole, fragili specchi
alle porte del mio nascondermi.
Ma non ha colpe il mio esistere
se voglio fuggire o morire,
se vivo di sogni,
se voglio cantare o ballare
amare, pregare o rinascere in primavera.
In questo deserto di vento e di sabbia
io mi sento diversa:
infinitamente donna,
soffoco in me
le oasi del mio corpo,
e, incatenata al silenzio,
nascondo i miei lunghi capelli
sono sabbia anch’io…
Eppure inseguo
ancora e ancora
l’ultimo sogno,
e, china ai piedi di un miraggio,
voglio esistere
e mi nutro di pezzi di cielo.