Ciò
che non dimentico è il tutt’uno d’ogni grembo
i miei figli appena nati e i miracoli del cielo
accostati nel confronto.
Le mie colpe appese al vero -tutte quante
esiliate in fondo agli occhi
come piante prosciugate
Ciò che non dimentico
è la gloria d’ogni gesto
la fatica di mia madre e il suo cammino
disegnati intorno ai fianchi
quasi esempi di perdono
Ciò che non dimentico
è lo sguardo di mio padre
le sue braccia stanche e fiere come aquile ferite
e la resa dei suoi occhi, ingabbiati dalla morte
in due spazi differenti
Ciò che non dimentico
è l’assenza d’ogni santo
la giustizia addormentata accanto ai sassi
senza glorie né sconfitte
e le fughe sotto i passi dei vigliacchi
Ciò che non dimentico
è l’inverno del pensiero
giacimenti di deserti raggrumati fra le vene
dove il riso perde il volto
tralasciando la speranza
Ciò che non dimentico
è la sera che rassetta
fossa e fonte d’impressioni coltivate in mezzo al petto
e stagione venerata.
La scalata delle stelle sul mio capo
qual riverbero scoperto dolce unguento
Ciò che non dimentico
è la meta dell’amore
il suo albero diviso fra due frutti contrastanti
(il corpo per i rossi
e il cuore per i bianchi)
mescolati dal giudizio che combina l’intelletto
dopo secoli caduti al suo daffare
Ciò che non dimentico
è la cura che ringrazio
l’intenzione del domani come incognita promessa
e il Tuo nome ripetuto come un salmo
(maggio 2014)
I°
Premio al Concorso Internazionale di Poesia “Versi in Lucania”
2014
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