con mani
di nero e protetta
slega leggera l'ombra dei travagli
lasciandola libera
ad impallidire alla luce della luna.
Non tocco e non distolgo
il tessere invisibile dei sogni
che tutto avvolge senza distinzione
come una immensa ragnatela;
e con me stesso vago
ma non sono solo.
Mi cattura l'assillo
del soffio dell'assiuolo nella sua cadenza
ed adagio, catturandomi adagio
fruga dagli occhi nel mio sentire
in una indagine muta ed incantata
lasciando il mio corpo solo a testimone
e dentro
il vuoto.
E' scalza la mia notte !
Nei tiepidi tratturi
versi di poesie mai cantate
inseguono orme svanite
ma legate insieme;
e per mille pioli mi conducono
alla grandine di stelle
la
da dove, pur senza prove,
mi ribolle la conferma
che in tempi atavici son qui giunto;
e adagio cullato, qui e altrove,
della mia identità mi sento vedovo.
Così mi placo e nel contempo fremo
nella certezza dei dubbi di verità
forse anch'io " stella "
in questo denso manto vellutato
dove luce e buio non divergono
dove il tutto ed il nulla s'aggroviglia.
Serena, scalza e libera è
la notte !
ed alla mia stasi spalancata
lascio che cinga
perché tragga sollievo in questo " stare ";
che
soltanto attribuirgli un nome
mi è limite banale.