“Porta
d’argento”
sei la porta del vento
regina delle cime
nella ridente ”isola dei Sardi” !
Ti ammiro di lontano
ed il mio cuore brama
di ascendere alla vetta
per contemplar dall’alto
la mitica Sardegna.
E m’incammino
tra le felci e le macchie
varcando i silenziosi ruscelletti
delle tue falde
che digradano lente
verso le altezze.
Sposto scistosi sassi nel sentiero
col mio rude bastone di montagna
poi rivolgo lo sguardo
alle lucenti rocce di granito
ed ai massi sfaldati di calcare
cui s’aggrappano cardi ed agrifogli
nella breve pianura
che prelude all’ascesa.
Si fa più
faticoso
il sentiero montano
che al traguardo promette
un’aria limpida ignota alla città
e fiorellini alpestri
dai mille e più colori
e piante profumate.
Saluto nella valle ormai lontana
i lecci ed i castagni
le roverelle e gli elci
gli ontani ed i ginepri
mentre tra rade rocce
striscian ramarri, lucertole e serpi.
Salir sempre
salir
sotto il sole senz’ombra d’arboscelli
incespicando
sulla terra che frana
sotto i miei piedi fragili
e giunto al cuore agreste dell’ascesa
m’accolgon col sorriso variopinto
il timo, la genziana e l’elicriso
l’eufrasia e la peonia.
Guardando verso il cielo
sento un canto di allodole e usignoli
sogno di avvistar fulvi grifoni
scorgo nell’aria i falchi e gli sparvieri
che volteggiano arditi
per gareggiare invano
con gli astori e le aquile reali.
All’improvviso
con dolce mormorio
m’appare sospirata la visione
d’una sorgente
amica dei viandanti
che sazia la mia sete
con la sua acqua fresca e cristallina.
Ascolto lo scrosciar di una cascata
m’attardo e per poco non m’investe
un cinghiale selvaggio
poi sbuca anche il muflone dalle siepi
mentre una lepre sguscia verso il viottolo.
Mi giro e vedo gli occhi di una volpe
che rincorre le miti pecorelle
guidate dal pastore
ai pascoli scoscesi.
“Ziu
Bachis” mi saluta
con sarda gentilezza
offrendomi il suo pane carasau
un gustoso formaggio pecorino
ed un sorso di vino dalla nappa:
a quel gesto cortese
in un lampo germoglia l’amicizia.
E riprendo
il cammino tra gli aromi
di astragali e di rose montagnole
di euforbie, di ranuncoli e violette
segno che s’avvicina ora la vetta
e sul giogo rupestre
intravedo la croce
che svetta sulla cima nell’azzurro.
Accelero i miei passi con ardore
rallentando nell’erta più scoscesa
trattengo per un attimo il respiro
e giungo con un balzo
alla “Punta Lamarmora”.
Il mio sguardo
si perde
nel panorama immenso
che scruta in giro tutta la Sardegna
dal Monte Spada ai monti del Limbara
da Genna Flores fino al Campidano
dal Bruncu Spina all’uno e all’altro mare …
Un canto
prorompe dal mio cuore
che s’inchina dinanzi all’alta Croce.
Gennargentu !...
Vorrei tornar quassù
per vedere il candor delle tue nevi !
BAU MELA - VILLANOVA STRISAILI - Luglio 1989