I
poeti sono candidi assassini
I poeti sono candidi assassini
Struggendosi dal ciglio d'una lettera
accarezzano le pene accumulate
al vespro di giornate inconfessabili,
Spesso socchiudono lo spirito,
senza stancarsi mai di risvegliarlo,
per poi rimpiangere i deliri ripudiati
ai margini del proprio ego massacrato
Son sadici, i poeti,
quando rinnovano il clamore soffocante
di lacrime morenti sul selciato,
magari rigirando quel coltello
che nella schiena ostentano piantato
E poi, si compatiscono, i poeti,
e lasciano che il fiume li travolga,
per respirare ancora un po' d'affanno
giocando con la faccia della gente
che alla commedia assiste indifferente
Che poi, per chi sarà questo pensare,
e a chi darà la notte un po' d'affetto,
se mai avran finito di giocare
e i sogni, ancora, giaciono nel letto?
Andrea Chessa
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