Il
suo volto
Avevo l’innocenza e null’altro
nel fagottino stretto sotto braccio
quando, giunta l’ora di partire,
abbracciai mia madre salutandola.
Ero uno di quelli cui toccava
scontare peccati d’altri
per pagarmi il viaggio in terza classe
sul traghetto dell’esistenza.
Non potevo restare appeso alla mammella
esausta della mia terra che non aveva
latte abbastanza per nutrire
l’incalzante fame della mia anima.
Ora, dopo anni e anni di lontananza,
penso al suo volto sempre più vecchio,
al suo dolore, alle sue sofferenze,
ed è strazio nel mio cuore il ricordo
delle sue braccia protese nel vano tentativo
di fermare la mia partenza: nutro
con questo ricordo il mio sogno di tornare.
Luigi Cabras
|