L’inverno
interminabile
ha sommerso di brina
i superstiti rami
del mio autunno di lotta.
Sorridente
riappare
l’attesa primavera:
il giardino dell’anima
inaridito
si risveglia fremente
al soffio ardente della nuova luce.
Ma il tempo
il tempo non è
un uomo di parola.
L’universo
sconvolto
risospinge il mio cuore
alle morte stagioni
e il balenante tremolío dell’alba
si fa voce di tuono
quando m’aggrappo all’ultimo
insperabile approdo
nel porto della morte.
SASSARI - 3 novembre 1979