La
linfa acerba del tempo
di Michela Zanarella
Il mare se ne stava in silenzio
a leggere
impronte stese al buio
con gli occhi fissi nel becco
di un gabbiano pronto ad ingoiare salsedine.
Lontano il suo respiro
si perdeva in un incerto confine
lasciando sabbie e scogli
in attesa di destino.
Si colorava di ombre
il suo volto
avvolto nelle onde scure.
Curvo al peso delle carezze
del cielo
pescava al fondo dei suoi abissi
la linfa acerba del tempo
scoprendo le mani fredde
di tanta vita rubata.
E le acque già sembravano
infedeli lenzuola sporche di vuoto
chiuse tra le sue dita, nere,
come il pianto di una luna violata.