La mistica
ribelle
contempla l'obbedienza,
il rintocco della campana
durante una pioggia sola e incessante,
appena placata dall'eremo in tempesta...
La mistica
ribelle
ha un residuo,
uno spigolo duro di fuoco,
una malarica purezza
che avversa il palcoscenico,
appena mitigata dal coro candido/artefatto...
La mistica
ribelle sa,
che l'angelico teatro è serrato
dalle catene che ascoltano ogni passo,
custodito da lacchè senza forma e sostanza.
La mistica
ribella è madre,
insiste sul marito assente;
stivaletti da cantautrice stanca*,
soffre, la sua stessa canzone,
la sua tribolazione.
La mistica
ribelle,
rigenera gli sbagli
nell'orto della contemplazione;
il fiele di Pesaro errabondo,
pelle malsana sul volto emaciato,
solcato da valli, rifugi dannati,
compenetrato in balsami
di zenzero e mandorle,
salvifiche erbe di purezza.
*Titolo di una sua canzone (A. di Pesaro).