Lebbra
di Mario Nurchis
Ho appeso al collo un campanaccio
per avvisare i sani della mia lebbra
ma un giovane mi guarda titubante
poi mi abbraccia e mi bacia
e io tremo dalla gioia
e ancora più felice mi accosto
alla fresca acqua limpida
che mi lava e mi cura
Io sono perfettamente sano
onorato e rispettato da tutti
ma il mio cuore è malato di morte:
piaghe purulente di edonismo
pustole arrossate di superbia
ulcere sanguigne d’invidia
croste infette di indifferenza
e fibre indurite d’egoismo
E d’un tratto il party è un porcile
e quel che mangio sono carrube.
Lascio il drink e un falso sorriso
e so chiaramente dove andare
e il cuore già batte di gioia:
me la comunicano due braccia aperte
che mi attendono lassù
nella casa in cima alla collina