Limbara
di Mons. Pietro Meloni

Monte Limbara,
ti ammiriamo da Tempio con stupore
e accettiamo la sfida di scalare
le tue ardite rocce sfaccettate
promessa d’aria fresca salutare
di deliziose fragranze del timo
e d’aeree visioni di Sardegna.

Giunti a “Curadureddu”
una piccola freccia ci segnala
la svolta che prelude alla salita
e in un’ora di marcia raggiungiamo
il centro forestale a Val Licciola
dove svettano cedri, abeti e pini
e sequoie rossicce canadesi.

Prendiamo un po’ di fiato e intraprendiamo
la vera ascesa verso il “Giogantino”
gigante sorridente al primo albore.
Il sentiero tracciato dalle capre
mostra la direzione del percorso
costellato di eriche e lentischi
ribes e cisti, ginestre e prugnoli
e dell’erba barona che a ogni vento
ci accarezza coi suoi intensi aromi.
Circondati dai candidi graniti
giungiamo trafelati al canalone
che divide le due creste gemelle
sfavillanti di quarzo al Giogantino.

Ora il cammino è proprio un’erta alpina
e dobbiamo aggrapparci con le mani
puntando gli scarponi sulla roccia
per raggiunger la cima ove s’innalza
ferrea la Croce.

Si spalanca aerea la visione
della piana silvestre a Val Licciola
di Tempio e dei bizzarri monti d’Aggius
del Logudoro e del fiume Coghinas
del “Balistreri” e Punta “Sa Berritta”
e all’orizzonte la Corsica segreta.

I ripidi graniti ora c’invitano
a qualche balzo e a qualche scivolata
che ci portan vicino alla sorgente
della “Nostra Signora della Neve”
all’umile chiesetta di montagna
ed alla bronzea statua di Maria.
Contempliamo il Monte Balistreri
affollato d’antenne e ponti radio
e volgendoci al pendio di Berchidda
conquistiamo la cima più alta
chiamata in lingua sarda “Sa Berritta”.

Salutiamo tra nebbie il “Monte Bianco”
e soddisfatti scendiamo alla valle
per sfizio ci tuffiamo in un laghetto
nato dalle cascate dei ruscelli
che ha per cornice i salici piangenti.
Di quando in quando guardando nel cielo
vediamo attraversar falchi e ghiandaie
scriccioli e tordi e merli e forse un’aquila
mentre rivolti a terra tra i dirupi
vediam strisciar la biscia viperina
e dalla siepe sbuca anche una volpe.
L’ultima gita è in cerca delle fonti
“Fanzoni” e la “Funtana di li Frati”
e l’acqua traboccante di “S’Ampulla”.

Sazi dell’aria fresca discendiamo
fino al vivaio di “Fundu di Monti”
e serbiamo nel cuore come un sogno
la favolosa ascesa sul Limbara.