La luna
di sughero stanotte
si srotola sull’Arno argentato
tra sponde di lampioni ammiccanti
tremuli come spade dorate
vegliando su Firenze che dorme,
sprofondata nei sogni dell’arte.
Ti nutri
del respiro di Dante
e sui ciottoli lisi indovini
i Suoi passi, sentendo la storia
impastata in logge e palazzi.
Attonito turista-viandante
poggi lieve le mani su impronte
di mani, presenze inquiete,
indelebili, mute agli sguardi,
del passato custodi discrete.
Attraversi
il ponte, torni al presente:
la sirena ulula lontano
come un lupo bigio alla luna,
la stessa del poeta, del vate
e come una tessera nel puzzle
t’incastri là, parte d’infinito.