Ora
di Claudio Moica

Ti avrei protetto
come tralci di vite i suoi grappoli,
avrei affondato le radici
dove la terra nasconde la notte
per rinnovare di fresco le tue labbra.
Le api avrei pregato
di custodirti
perché i tuoi dolci acini
fossero figli solo dei raggi di luce.
Mi sarei lasciato morire di sole
per tuoi occhi
perché non piangessero
tramonti di nuvole.
Come prato di primavera
con margherite
avrei profumato i tuoi sensi
lasciandoti sorrisi di farfalle.
Ma ora
non mi appartengono più
le tue ali di velluto;
non possiedo più
i tuoi tramonti e le tue albe;
ormai il sussurro di vento è tempesta
e l’oceano è un asciutto torrente.
Ora che volare è solo camminare;
ora che il tempo non mi concede più di te;
ora che vivere è solo ricordare.