Pastori sardi
di Paolo Pulina

 

Gli emigrati solidali col movimento dei pastori sardi

Avevo scritto a fine agosto 2010, dopo le proteste del Movimento dei Pastori Sardi negli aeroporti dell'isola, questi versi solidali.

 

Gli emigrati si dichiaran solidali
col movimento dei pastori sardi:
chiedono sostegni fondamentali
che la loro attività salvaguardi.
Per le loro richieste sacrosante
niente santi in paradiso tipo Lega:
superi le quote latte giù pesante?
Paracadute “legale” Lega non nega!
In Sardegna guai a favorire l'export
del pecorino per gusto senza pari;
si preferisce praticare altro sport:
fare assist agli industriali caseari.
Chi son mai i pastori “protestanti”?
Vadano a “predicare” senza rompere.
Se vogliono sviluppo per tutti quanti,
vadano nel duty free a far compere!
I pastori non vogliono sentire ragione
e continueranno a dire le loro ragioni;
aspettano fatti concreti dalla Regione
che migliorino le loro condizioni.
Hanno il sostegno degli emigrati sardi
in quanto chiedono a Cagliari e a Bruxelles
interventi doverosi senza ritardi:
non pretendono biglietti per le Seychelles!

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Vorrei riproporli, all'inizio del 2011, con l'aggiunta di altri versi dal titolo:

“Come ragionano i pecoroni romani che hanno paura dei pastori sardi”

 

Ordine: Fermàteli a ogni costo a Civitavecchia,
non disturbate la Città che placida sonnecchia!
Vero, noi pecoroni romani i pastori li amiamo
ma per loro il lavoro che suggerire vogliamo
non è quello di produrre il pecorino romano
e di riuscire a venderlo a un prezzo “umano”.
A noi andrebbe ben un bel pastore vivente
per abbellire i presepi della capitolina gente.
Certo è occupazione a tempo determinato:
che volete? È la logica ferrea del mercato!
Smontati i presepi, ogni pastore torni a casa,
ringrazi per la bella esperienza nuova evasa.
Di nuovo nell'isola, dicono che non c'è giustizia?
Semplice, i pastori abbandonino la pastorizia.
Il pastore è sempre stato chiamato “errante”;
la via che gli indichiamo è: diventi emigrante!