Ricordando una
sera d'estate
di Tomaso Melis
Sono sparsi alla rinfusa
i muri e i tetti
di quel piccolo mondo operaio
che il tempo ha saldato
sul cuneo roccioso che sfiora il cielo.
Si intravedono appena
nella crosta di terra
verde di cisto
sporca di fango.
Montescorra è tutta
lì
in fila disordinate i fichi d'india
orecchie tese al silenzio
e ai violini del vento.
In sogno
si attardano
fra le pieghe del monte
strilla di bimbi
là dove era la scuola color d'azzurrino.
Grave e lontano l'eco di
greggi
a Santu Perdu
tra ferule fresche e basse spine d'asparagina.
Fantasie di donne
in panni scuri e chiari
leggeri come i discorsi
interrotti da risa
nella casbah di tortuosi sentieri.
E gli operai
arsi dal sole
vedo risalire la china polverosa
nella stradina che li riporta a casa
stanchi ma vivi
benedetto Iddio.
Ricordo una sera d'estate
mia nonna sulla seggiola bassa
che aspetta la sera
esile ulivo che non dà frutto ….
intorno a lei solo i monti
lontani dalla città.
1^ Premio al "Quatucci
2011"