Suoni antichi, di pietra e di canna
di Eleonora Capomastro Orofino

(al Maestro Pinuccio Sciola)

Sulla scogliera sta un uomo
con gli occhi socchiusi
ad ascoltar la voce del vento.
Figlio della pietra,
ora è immortale,
sopra ogni tempo.

Si è fatto cavo,
ponte e strumento.
Come una canna,
lasciando che il fuori
risuonasse al di dentro.

Tra prati verdi
l’ho visto andare:
l’orecchio intento a catturare
visioni e linguaggi,
arcani messaggi,
svelati solo a chi è in grado di sentire.

La mano burbera,
stretta in controluce,
sa riservare grazia gentile
che anima il granito
e un canto produce.

<<Una canna piena
non potrebbe suonare.
Una roccia grezza
non saprebbe parlare.>>
Così egli mi dice.

Mutano e soffrono,
lavorate dalla mano dell’uomo
che in esse ha visto un senso,
sentito un suono.

Visionario artista
che restituisce al mondo
il suo Dono.

Riecheggia la memoria
quando s’alza il maestrale,
su quest’isola in cui le canne e la pietra
continuano a suonare.

Raccontan
che la Morte non è fine
per ciò che perdura,
ma solo un passaggio
dell'eterna natura.

Primo Premio Concorso Letterario Anselmo Spiga - San Sperate 2018