Tradizioni e contorno

Chi siamo? Cosa abbiamo perso per strada? Quale strada?

Quando il contorno è più bello della tradizione non c'è via d'uscita, non c'è risposta a nessuna domanda.
Ho visto scimmie, orrende parvenze lungi dall'essere anime, spettri, fantasmi del tempo che cola, clessidra in pietra di una realtà sconfitta dai ricordi, falsa merce rara, rara incongruenza fra il tempio della cultura e la rada dei sensi in quest'oasi computazionale.
Non ci prendono mai! Non c'azzecca niente di quello che fanno, niente a che vedere, niente a che fare con gli eco di un'immensità umana perduta nei roghi del tempo, bruciata dal gioco dei nomadi, ridicolizzata da una generazione di senza identità, senza forma, mostruose evanescenze che deambulano nella nebbia appesi ad un cappio senza fine, al centro del cielo, sotto una pioggia senza tempo, gelida.
C'era una storia, c'era la storia.
Non c'è ritorno, non c'è connessione, troppe soluzioni di continuità dissolvono il legame e l'intento nobile è l'inutile tempo libero di fugaci eroi dell'attimo.
Quando non c'è sostanza il contorno gode del beneficio della sostanza. Quando il contorno è la sostanza non c'è sostanza che valga un contorno. E' inutile giocare con gli specchietti per far rotolare l'immagine mille volte nell'etere, nel disperato e blasfemo tentativo di riempire il vuoto con il rimbalzo di un peso minimo. Se non c'è materia sensibile, dinastia autentica, i pensieri, le idee, la vita è solo una carta riciclata su cui sono stampati i caratteri di una cultura mai esistita, ridono volti di anime mai nate. Questa non è cultura, non è tradizione ed anche il contorno è fuorviato, tutto è un bluff angoscioso che ha la natura da baraccone è l'anima di un clone bugiardo.
Se guardo al mio vero volto, al mio vero passato, al mio vero percorso genetico, alla mia vera natura culturale, beh… il cuore non si specchia nel pittoresco racconto di giovani marmotte con i neuroni rincoglioniti dall'enfasi di rinvangare gesti ignoti. Non si rivede nelle movenze di urlatori e scimpanzé istruiti a dire, a fare, a masticare riluttanti copioni che valgono il tempo perso a far piovere dentro al cuore l'intuizione di apparire, l'inganno di poter risollevare con un gesto la crosta umana che i secoli hanno inchiodato al mondo, al pavimento rigido di questo nugolo terrestre immerso nel rumore cosmico.

Chi siamo? Cosa abbiamo perso per strada? Quale strada?
C'era una storia, c'era la storia.
Quel che è stato non si copia, si applica. Non si insegna, si dona. Quel che è stato non si strappa al passato, ma si torna al passato, si ci inchina alla terra che ha partorito i nostri avi e si trae da essa l'anima della storia, la storia. Togliete agli illusi la ragione di pensare alla storia con il cervello di un'ameba. Togliete ai filosofi megalomani di questo tempo incrinato dall'indecenza delle idee l'intuizione di apparire. Togliete ai letterati, secchioni senza vitalità, la voglia di confondere il vino con l'acqua e lasciate al vino la magia del tempo ed all'acqua l'immortalità della nascita. Lasciate ai poeti, i poeti. Lasciate ai cantastorie, ignoranti ciarlatani senza professione, l'arte di viaggiare nel tempo. Scansatevi profani di ogni specie, professori, scienziati, laureati con 110 e lode alla corte del libro, del teorema classico, del ombellico marcio di un mondo sempre meno umano, sempre più alieno, sempre e comunque ignoto e sensibile come l'antro di un buco nero.
I poeti, i poeti, i poeti…
Nessuno è poeta per nome, nessuno è poeta per titolo. Ci sono più poeti senza nome e senza titolo che penne d'argento sulle scrivanie gonfiate da un affezionata aria da culo. Il circolo vizioso della noia a portato a galla troppi bambini inconsolabili che cercano nel dialogo banale l'arte della persuasione, l'arte della sensibilizzazione artistica che è missione non professione.

Ma chi sono io per dire tutte queste cose? Chi sono per sbattere sui vostri musi questa balbettante retorica senza significato logico?

Chi sono i poeti?

Sono tradizione o contorno?

E voi?

Chi siete? Cosa avete perso per strada? Quale strada?

L'albatro
(6/10/2002)

 

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