Metri cubi di libri a riempire
il silenzio
ed acqua raggrumata nell’animo inquieto.
Nel chiaroscuro delle pagine si intravedono
sguardi che attraversano la vetrata del sogno.
Mi sorride un cuore murato dentro parole
sorteggiate da un destino sfogliato a caso.
Dimmi, osservatore delle
emozioni altrui,
se sono degno dei brividi che mi attraversano.
Duole il non saper fingere,
l’essere straccio
che ripulisce l’anima dai pensieri molesti.
So che la vita non basta all’arte di se stessi,
infinite sono le scelte dell’ambizione.
Nel giardino, l’otre che trasportava olio,
conserva ora tutte le mie solitudini.