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AMMENTENDHE SOS MANNOS
GAVINU CONTENE DI SILIGO: MITICO POETA DAL VERSO BRILLANTE
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Dàdebos, catedduzzos, a
un’ala
ca est bintrende su leone mannu.
Gavinu in Utieri faghet dannu,
cantende in poesia, in custa gala.
Parte ‘eo che los mando in ora mala,
e parte che los ponzo in duru affannu.
Si che hat calicunu incompetente
si allontanet immediatamente.
Il poeta, mentre un
applauso riempie la piazza e sottolinea la gradita chiusura del suo intervento,
ha lo spirito di aggiungere una ulteriore serrada, che infervora maggiormente
l’appassionato pubblico:
Si che nd’hat
calicunu menguante,
s’allontanet a trottu in dun’istante.
Questa è una
delle tante otadas di Gavinu Contene, con il “rafforzativo”
di due versi extra, che corrono ancora, indelebili nella memoria popolare
dei cultori della poesia
estemporanea e del mitico poeta dal verso brillante e “sempre fresco,
cristallino, brioso e geniale”. Tiu Gavinu, tra gli aèdi
sardi che contribuirono allo sviluppo ed evoluzione della gara poetica
(con i vari poetes Cubeddu e Pirastru di Ozieri, Testoni di Bonorva, Moretti
di Tresnuraghes, Farina di Osilo, etc…), è certamente il
più amato e ricordato per l’arguta prontezza nel cesellare
ottave memorabili di rara intelligenza; la stessa cerchia degli illustri
colleghi gli esternava stima, definendolo altu monte, su zigante e de
sos poetas su mastru.
Gavino Luciano Contini (…impositum est nomen Gavinus Lucianus, come
risulta dall’atto di battesimo, redatto in latino, dal proparochus
sac. Petrus Aloysius Silvano) nasce a Siligo il 12 dicembre del 1855,
da Antonio e Mariantonia Porcheddu, in una modesta abitazione del rione
“Sa Niera”. Gavinedhu, dopo aver conseguito la terza elementare,
inizia con l’aiutare il padre contadino e, sorte comune a tanti
giovanissimi sardi, trova occupazione da pastorello nella vicina Ploaghe
-che con particolare affetto “considerò sempre sua patria
di adozione” (Gavinu Contene di don Giommaria Dettori, 1983)- e
successivamente servo-pastore presso dei ricchi allevatori di Siligo.
Intanto coltiva la passione per la lettura, che alimenta con trattati
storici ed opere poetiche. Nel 1875, a vent’anni, decide di arruolarsi
nel Corpo delle Guardie Regie per garantirsi “una sistemazione stabile
e decorosa”. In occasione del genetliaco di Vittorio Emanuele II,
ammesso a Corte Reale, e grazie al suo talento poetico espresso “con
un brindisi augurale in lingua sarda”, gli viene riconosciuto un
premio vitalizio. Successivamente prestò servizio tra gli Agenti
di Custodia, finché una malattia, nel 1890, mentre si trovava ad
operare nel carcere di Castiadas, non lo costrinse al prematuro congedo.
Si stabilì a Siligo, dove risiedevano le due sorelle Raimonda e
Anatolia, e si dedica esclusivamente alla poesia. In breve tempo acquista
grande prestigio e il suo nome è tra le “stelle” che
garantiscono attrazione e successo certo ad ogni gara, con mitiche disputas.
In venti anni di attività diviene uno dei cantadores leggendari;
amato dalle popolazioni sarde è tra i più richiesti sui
palchi dell’Isola. Gavino Contini muore a Siligo, il 24 luglio del
1915, improvvisando un’ottava di ringraziamento al canonico Fiocca
che gli ha somministrato i sacramenti (confessione, comunione ed estrema
unzione) e lo assiste nell’ora estrema. L’avv. Michele Saba,
nel “Giornale d’Italia” dell’8 agosto 1915, ricorda
e commemora il poeta silighese: “Era pronto e arguto, vivace e armato
di ironia, non dimentico di una sensibilità primitiva che la vita
errabonda, ch’era costretto a vivere, non poteva del tutto sopprimere.
Popolarissimo nei villaggi che lo avevano spesso applaudito e incoraggiato,
piaceva soprattutto per l’arguzia che infiorava i suoi versi…”.
Ai tempi di Tiu Gavinu, l’arte poetica estemporanea in Sardegna
-tradizione di remote origini e consimile a forme di disputa lirica e
teatrale del mondo ellenico antico- risultava essere radicata e praticata
principalmente in tutto il Logudoro. Ampia documentazione, sull’improvvisazione
in limba sarda con l’uso dell’ottava rima, si ha comunque
a partire dal ‘700 e ‘800, con le pubblicazioni di Matteo
Madao (Armonie dei sardi, 1787), di Vittorio Angius (Su gli improvvisatori
sardi, 1839) e del canonico Giovanni Spano (Ortografia sarda nazionale,
1840). La “prima” gara poetica pubblica e ufficiale, regolamentata
da una giuria e con compenso al vincitore, si ebbe a Ozieri in occasione
della festa della Vergine del Rimedio, il settembre del 1896 nella piazza
Cantareddu. Il primo premio (su pannu) venne assegnato ad Antonio Cubeddu
(Ozieri, 25 aprile 1863 – Roma, 23 settembre 1955), principale e
determinante promotore dell’iniziativa che conquistò la Sardegna
intera.
(14-12-2010) |