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PUBBLICATI GLI
ATTI DI UN CONVEGNO DEL 2006 SU CAROLINA INVERNIZIO CON LE RELAZIONI DEI
SARDI LINA ARESU E PAOLO PULINA
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E’
da poco reperibile in libreria (Daniela Piazza editore) il volume con
gli atti del convegno “Carolina Invernizio: il gusto del proibito?”,
tenuto presso il castello di Govone (piccolo centro in provincia di Cuneo,
paese natale del marito della scrittrice, ten. col. Marcello Quinterno)
il 13 e 14 ottobre 2006, quindi esattamente cinque anni fa. Ammirevole
è dunque la tenacia con la quale le organizzatrici del convegno,
Ornella Ponchione e Antonella Saracco, hanno perseguito la realizzazione
della pubblicazione degli atti ottenendo alla fine il risultato.
Nella ricorrenza del 90° anniversario della morte della scrittrice
Carolina Invernizio (Voghera, 28 marzo 1851 – Cuneo, 27 novembre
1916) a Govone fu allestita una mostra documentaria; fu proiettato film
"La sepolta viva" tratto dall'omonimo romanzo inverniziano;
fu organizzato una giornata di studi che vide come relatori Ornella Ponchione,
presidente del centro culturale “Govone e il castello”; Gianna
Schelotto, psicoterapeuta e scrittrice; Michaela Valente, docente di Storia
Moderna, Università di Roma “La Sapienza”; Luisa Ricaldone,
docente di Letteratura italiana, Università di Torino; Liliana
Bal Filoramo, docente di Psicologia Dinamica, Università di Torino;
Guglielmo Gulotta, docente di Psicologia Giuridica, Università
di Torino; Lina Aresu, scrittrice di origine sarda residente a Chiavari;
Paolo Pulina, giornalista sardo-pavese; Elena Forni, scrittrice; Antonella
Saracco, facoltà di Scienze della Formazione, Università
di Torino; Daniela Piazza, editore torinese; a chiusura dei lavori un
secondo intervento di Gianna Schelotto.
Riportiamo un brano del saggio (intitolato “Chi legge l’Invernizio?”)
di Lina Aresu (nata a Nuoro, ha trascorso l´infanzia e l´adolescenza
tra Jerzu e Lanusei. Dopo aver frequentato il liceo “Siotto”
a Cagliari si è trasferita a Genova per compiervi gli studi universitari
ed ha insegnato filosofia per più di quarant´anni. Ha al
suo attivo oltre quaranta titoli). Scrive la studiosa sardo-genovese:
«Il successo clamoroso di Carolina Invernizio non si limitò
all’Italietta post-risorgimentale; le sue storie sensazionali conquistarono
anche l’America Latina. Sbarcavano al porto di Buenos Aires casse
e casse di romanzi suoi, spedite dal suo editore fiorentino agli emigranti
del Sudamerica. Al mercato di Rosario, sulle bancarelle facevano bella
mostra di sé i suoi romanzi tradotti anche in spagnolo, accanto
alla bibbia degli emigranti genovesi ed emiliani scritta in cocoliche
[misto di italiano e spagnolo parlato dagli immigranti italiani in Argentina]
dal titolo “Los amores de Giacomina”».
Questo è il fulcro del ragionamento di Paolo Pulina (che ha dedicato
diversi interventi giornalistici a Carolina Invernizio e alle sue opere
e al quale si deve la divulgazione della scoperta fatta negli archivi
parrocchiali di Voghera della vera data di nascita della scrittrice: 1851
e non 1858): «Dopo l’interesse sociologico (Gramsci) e semiologico
(Umberto Eco) che si è concentrato per molti decenni del Novecento
sui congegni narrativi della Invernizio, disvelandone le neanche troppo
misteriose intenzioni consolatorie, è ora che si diffonda un’attenzione
alle sue storie fondata sulle esigenze primarie della lettura (è
significativo il fatto che il romanzo ‘Il bacio di una morta’
è stato pubblicato nel 2008 nella prestigiosa collana ET Classici
della casa editrice Einaudi) ».
(18-11-2011)
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