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DAVIDE COVA:
POLITICO E INGEGNERE D’ALTRI TEMPI CHE IMPEGNO’ LA PROPRIA
ESISTENZA PER LA SARDEGNA
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L’atteggiamento degli italiani verso la politica, anche definendolo
in modo generoso, è semplicemente disincantato.
Il sentimento antipolitico e soprattutto antipartitico diffuso, legittimo
in considerazione della degenerazione dell’intero sistema politico
italiano in sponde di “malaffare”, registra il picco più
alto, dai tempi di tangentopoli, di disaffezione verso i partiti tradizionali.
La considerazione generale, sviluppatasi in senso estremamente negativo
verso la “vecchia” politica, riserva certamente strade impreviste,
con nuove offerte e nuovi interpreti. I tanti e recenti episodi di malcostume,
anche con diverse Regioni a contendersi il podio degli “onorevoli”
sottoinchiesta o condannati, non conciliano di certo il cittadino con
la politica. Nel momento più basso della credibilità dei
partiti è necessario che la politica, tra “salite”
e “ri-discese” in campo, ritrovi il suo compito naturale e
riformi se stessa culturalmente e moralmente, riscoprendo lo spirito di
diaconia (servizio); magari attingendo all’esempio di figure, come
quella di Davide Cova, che impegnò la propria esistenza “nella
ricerca di concrete risposte ai problemi della Sardegna”.
Davide Cova (Cagliari 1891 – Oristano 1947), figlio di un ottico
lombardo-veneto con studio in via Manno, è certamente da includere
tra i più genuini artefici e principali promotori di quelle idealità
ed azioni che animarono i movimenti per il riscatto e rinascita dell’Isola
nel primo Novecento. Le problematiche legate alla “questione sarda”
conquistano il giovane e vivace spirito del Cova, che sente e coltiva
una naturale necessità di operarsi per la Sardegna e promuoverne
la consapevole importanza dell’identità nel “senso
del valore della propria cultura”.
Frequenta, prima, la Regia Facoltà di Matematica a Cagliari, tra
i suoi professori anche lo scienziato di calcolo infinitesimale Antonio
Fais, e successivamente la Regia Facoltà d’Ingegneria di
Milano, dove si laurea nel 1914 in ingegneria industriale; intanto partecipa
da protagonista all’attività di movimenti, circoli ed in
ambito milanese diviene qualificato e battagliero portavoce della Sardegna.
Tra il 1910 e il 1911 si attiva con energia a perorare la causa sarda,
intervenendo anche attraverso i vertici dello Stato, tanto da conquistare
l’attenzione e la stima dello stesso Giovanni Giolitti. Con Attilio
Deffenu, illustrata da Mario Delitala, fonda a Cagliari la rivista “Sardegna”
e nell’immediato dopoguerra i giornali “Il Popolo Sardo”
e “Il Solco”, a cui collaborano tanti artisti e intellettuali
. L’azione pubblicistica, politica e sociale del Cova si concretizza
nella nascita del “Partito Sardo d’Azione”, che fonda
con Bellieni, Lussu, Mastino, Puggioni, G.B. Melis, Contu, Oggianu e numerosi
amici. Naturalmente non trascura la sua attività professionale
di ingegnere, dove si distingue per la collaborazione al progetto per
l’orto botanico a Cagliari e le trasformazioni fondiarie e bonifiche
nell’area di Oristano; per interessanti lavori industriali, l’insegnamento
universitario a Cagliari e l’impegno per la Società Ginnastica
“Amsicora”.
Nel 1921 è vincitore del concorso al posto d’ingegnere-capo
dell’ufficio di Oristano, che considera “cuore dell’Isola”
per la sua posizione e Città simbolo perché patria di Eleonora
d’Arborea. E per Oristano, animato dal suo idealismo, realizza il
Monumento ai Caduti, l’acquedotto, i giardini pubblici, l’edificio
della Scuola Elementare e il significativo progetto della Scuola d’Arte
Applicata, a cui contribuirono da insegnanti i massimi artisti sardi del
periodo (Ciusa, Floris, Melis Marini, Ballero, Biasi, Figari, l’amico
di sempre Mario Delitala e tanti altri). Per le sue manifeste idee antifasciste
subì minacce, aggressioni e privato dell’incarico di responsabile
dell’ufficio tecnico municipale; la stessa Scuola d’Arte Applicata,
nonostante il riconoscimento avuto dalle autorità nel 1925, fu
fatta chiudere nel 1930 per “ordini superiori del regime fascista”.
L’ingegnere Cova visse il periodo di regime fascista nella condizione
di sorvegliato speciale e nell’incondizionata fedeltà ai
suoi principi ideali. Nel dicembre 1943 il CLN gli conferisce l’incarico
di Sindaco al Comune di Oristano, dove si prodiga a favore della popolazione
(garantendo approvvigionamenti e acquistando vaccini contro l’epidemia
di tifo) e avviando un progetto di ricostruzione e sviluppo per la Città
e nell’area dei terreni comunali nell’area intorno al Golfo.
Concluderà il mandato di sindaco nel 1946. Scompare il 9 maggio
1947, a soli cinquantasei anni, dopo aver organizzato il primo congresso
del Partito Sardo d’Azione del dopoguerra, tenutosi a Oristano nei
locali del cinema “Arborea”, e mentre collaborava con gli
avvocati Piero Sotgiu e Gonario Pinna alla stesura di un “Progetto
di Statuto Regionale per la Sardegna”. Davide Cova è oggi
uno dei tanti idealisti onesti nell’oblio: dimenticato dalla memoria
popolare e dallo stesso partito in cui ha militato e contribuito a fondare.
(04-01-2013)
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