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EFISIO MARINI “IL PIETRIFICATORE”:
STUDIOSO DI MEDICINA E SCIENZE NATURALI
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Il crescente interesse sul “personaggio” Efisio Marini - alimentato
anche dall’aver spirato lo scrittore cagliaritano Giorgio Todde
nella creazione dell’imbalsamatore-detective, protagonista del romanzo
d’esordio Lo stato delle anime, nel 2001, e della serie di opere
successive pubblicate dalle case editrici Il Maestrale di Nuoro e Frassinelli
di Milano - ha contribuito a riscattare dall’oblio la figura del
discusso scienziato, conosciuto con l’appellativo de “Il Pietrificatore”,
che nella seconda metà dell’Ottocento scoprì una tecnica
di pietrificazione e di conservazione dei cadaveri e parti anatomiche.
Nell’ultimo decennio si sono registrati vari eventi ed iniziative
di rilettura e valorizzazione della vicenda umana e opera scientifica
del Marini: l’allestimento di una mostra e la pubblicazione della
storia a fumetti; interessantissime tavole rotonde, incontri di studio
e la riesumazione (nel 2006, alla presenza di illustri studiosi e del
primario del reparto di Anatomia Patologica del Santissima Trinità
di Cagliari) del corpo dello storico Pietro Martini, “pietrificato”
dallo scienziato sardo nel febbraio del 1866, su incarico del Comune di
Cagliari.
Efisio Marini (Cagliari, 13 aprile 1835 – Napoli, 11 settembre 1900),
misteriosa e poliedrica figura di scienziato, nasce nel capoluogo sardo
da Fedela Maturano e Girolamo, ricco ed affermato commerciante. Laureatosi
in Medicina a Cagliari nel 1859, e desideroso di perfezionare gli studi
biologici, si trasferisce all’Università di Pisa dove nel
1861, sotto la guida del paleontologo G. Meneghini, consegue la laurea
in Scienze Naturali. Rientrato a Cagliari, ottiene l’incarico di
assistente aggiunto al Museo di Storia Naturale e pubblica la sua prima
opera scientifica “Idee di Paleontologia Generale” (l’opuscolo
992/23 è conservato presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari),
studio sui fossili raccolti sul promontorio Sella del Diavolo e presenti
nell’area Cagliari-Elmas. Il geniale laureato è affascinato
dai possibili sviluppi di un processo di conservazione della materia organica
e si dedica intensamente alla ricerca e sperimenti, attraverso l’impiego
di suoi personali prodotti e reagenti segreti, capaci di arrestare il
processo di decomposizione e degradazione di sostanze organiche, animali
e vegetali; sperimenta inoltre, con successo, anche un processo inverso
che restituisce ai corpi “il colore e la consistenza originali”.
Marini, ambizioso e consapevole del suo valore, aspira ad una cattedra
universitaria che non otterrà mai nel capoluogo sardo. Deluso dall’indifferenza-ostilità
accademica e da una diffusa negativa fama popolare, caratterizzata da
“scetticismo e timore superstizioso” e l’accusa, mai
provata, di appartenenza alla massoneria, abbandona Cagliari e poco più
che trentenne si trasferisce a Napoli. Già prima di lasciare l’Isola
aveva intensificato gli esperimenti (a cui aveva partecipato, documentandoli,
anche l’amico fotografo Agostino Lay Rodriguez) e sottoposto i suoi
preparati all’esame di due commissioni scientifiche universitarie
di Torino e Londra. Conquista una significativa notorietà internazionale
ed intensifica i suoi viaggi a Parigi, dove presenta i suoi preparati
all’Esposizione Universale del 1867. In Francia riscuote l’apprezzamento
del “celebre chirurgo e anatomista A. Nélaton, il cui lusinghiero
giudizio indusse Napoleone III a insignire il Marini della Legion d’onore.
Il Marini avrebbe successivamente fatto dono al sovrano di un tavolino
con il pianale intarsiato di sangue, cervello e bile pietrificati e mossi
da alcuni congegni a molla”; l’oggetto è attualmente
custodito al Musée d’anatomie Delmas-Orfila-Rouvière
di Parigi. Nonostante le vantaggiose e numerose proposte d’Oltralpe
(anche la prestigiosa rivista medica “The Lancet” s’interesserà
al processo di pietrificazione, dedicandogli un articolo) decide di operare
in Patria. A Napoli, pur non tralasciando i suoi studi e ricerche, si
dedicherà intensamente all’esercizio della professione medica
e alla cura dei malati di colera. I risultati del lavoro scientifico del
Marini verranno esposti, con grande interesse, a Vienna, Londra, Parigi,
Torino, Roma e all’Esposizione industriale italiana a Milano del
1881, nella sezione “Preparati anatomici”. Diversi preparati
dello scienziato cagliaritano sono conservati al Museo dell’Istituto
di Anatomia dell’Università partenopea, mentre un particolare
anatomico, pietrificato dal Marini nel 1864, è conservato nella
Facoltà di Medicina di Sassari. Marini, durante gli anni napoletani,
frequenta diversi personaggi del Risorgimento (di Garibaldi, modellandolo
a forma di medaglia, pietrificò il sangue della ferita riportata
in Aspromonte) ed esponenti del mondo culturale come Giovanni Bovio e
Salvatore Di Giacomo. L’incompreso scienziato Efisio Marini, con
il passare degli anni si riduce a vivere in misere condizioni, ed è
“preda di una incipiente follia”. Muore a Napoli, senza rivelare
il geniale segreto dei suoi studi e ricerche, l’11 settembre del
1900.
(15-09-2011)
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