////////////////////////////
GONARIO PINNA: ABBOCAU,
SAGGISTA, SCRITTORE E POLITICO
FIGURA RILEVANTE DELL’AVVOCATURA SARDA DEL ‘900
////////////////////////////
I principi del foro,
già nell’antichità e grazie all’abilità
oratoria, godevano di grande attenzione popolare per la teatralità
e spettacolarità della “rappresentazione”; nei processi,
come negli attuali talk-show, si ricorreva al sostegno dell’imputato
(o della parte lesa) con l’intervento di familiari, di amici e claque.
Tanti i processi che hanno fatto storia (a partire dalla condanna del
filosofo Socrate, Giovanna D’Arco, Thomas More, Giordano Bruno,
etc.) e segnato profondamente il percorso religioso-spirituale e sociale
dell’umanità con il pilatesco processo e condanna
alla crocifissione di Gesù Cristo.
I tredici secoli di eredità giuridica rappresentata dal Diritto
romano, che ha costituito l’ordinamento della civiltà della
Roma antica, e la reintroduzione in occidente per opera di Federico II
sono ancora base su cui attingere e ridisegnare con continui interventi
di riequilibrio ed adeguamento ordinamentale l’attuale regolamento
giuridico. Di pari passo si è registrata, naturalmente, una importante
evoluzione forense -ricostruita come storia dell’avvocatura italiana
nel volume “Gli avvocati italiani dall’Unità alla Repubblica”
di Francesca Tacchi, apripista della collana il Mulino dedicata alla panoramica
complessiva sull’identità storica degli operatori del diritto-
che ha visto emergere, per abilità e prestigio, anche diverse figure
dell’avvocatura sarda del ‘900.
Rilevanti le personalità dei “principi del foro” sardi
Gonario Pinna (Nuoro, 1898 – 1991), Enrico
Endrich (Meana Sardo, 1899 – Cagliari, 1985) e Giuseppe
Sotgiu (Olbia, 1902 – Roma, 1980), accomunati da distinti
percorsi di passione politica e di scrittura giuridica e letteraria, ma
è soprattutto il legale barbaricino ad incarnare la figura mitica,
quasi da leggenda popolare, de s’abbocàu per eccellenza.
Il nuorese Gonario Pinna, figlio del rinomato penalista e deputato Giuseppe
(assassinato a Nuoro nel 1908), intraprende i primi studi a Sassari, dove
frequenta i giovani repubblicani e progressisti come Dessanay ed è
conquistato dal fascino intellettuale del grande poeta, avvocato e giornalista
socialista Sebastiano Satta. Il proseguo liceale a Firenze favorisce invece
la scoperta determinante e formativa del pensiero socialista e meridionalista
di Salvemini. Partecipa volontario alla Grande Guerra e subisce un periodo
di prigionia nel campo di concentramento ungherese di Sopronyek. Iscritto
alla facoltà di Giurisprudenza a Roma nel 1917, si laurea nel 1921
e perfeziona gli studi di applicazione giuridico-criminale con i professori
Enrico Ferri e Arturo Sartoro. Trasferitosi a Berlino per approfondire
gli studi in sociologia criminale al Criminalische Institut, rivela una
grande passione per la letteratura (frequenta i corsi di filologia romanza
e di linguistica sarda di Max Leopold Wagner, autore del DES – Dizionario
Etimologico Sardo) e la pubblicistica con corrispondenze alla “Voce
Repubblicana”; attività che proseguirà intensamente
con il rientro a Roma, nel 1922, collaborando per “Iniziativa”,
“L’eloquenza”, “Scuola Positiva” e la “Critica
politica”. Intanto avvia a Nuoro la professione forense che lo affermerà
come uno dei più popolari e celebrati avvocati barbaricini. Nel
Ventennio, da antifascista, coltiva valori da fervente repubblicano e
con la fine della guerra è protagonista “delle battaglie
sardiste, impegnandosi anche nella stesura di un progetto di Statuto per
la Regione Sarda”. Dal 1955 è tra le file del Partito Socialista,
di cui sarà deputato dal 1958 al 1963, e con scritti di grande
passione civile collabora alle riviste “Ichnusa”, “Solco”,
“Riscossa” e “Idea Socialista”. L’esperienza
umana e civile di avvocato, la profonda conoscenza dell’ambiente
barbaricino e dei suoi codici sono argomento specialistico e di rappresentazione
sociale, con ancora attuali proposte di valenza politica, nei frequenti
ed illuminati scritti e saggi. Sul fronte puramente letterario si annovera
Gonario Pinna come uno dei maggiori rappresentanti della cultura sarda
del Novecento; autore di due drammi teatrali (“Il castigo”
e “La malasorte”) e della commedia “Non sempre il male
viene per nuocere”. A s’abbocàu si deve anche
la preziosa “Antologia dei poeti dialettali nuoresi” (Editrice
sarda Fossataro, 1969); l’opera ripercorre la poetica dei vari Nicola
Daga (nato il 1833), Salvatore Rubeddu, Giovanni Antonio Murru, Sebastiano
Satta, Pasquale Dessanay, Antonio Giuseppe Solinas, Pietro Piga, Sebastiano
Manconi, Pietro Mura, Antonio Mura, completata con i due grandi lirici
del nuovo corso poetico in limbazu nugorésu Franceschino
Satta e Giovanni Piga (classe 1940), inseriti, dallo stesso Pinna, nell’ultima
edizione riveduta e ampliata della pubblicazione (Edizioni della Torre,
1982).
(01-04-2012)
|