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I PERICOLI DELLA POESIA
A PAGAMENTO: SELEZIONARE EDITORI E CONCORSI
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La
poesia, in considerazione delle rare sillogi presenti nelle diverse classifiche
di vendita delle opere editoriali, conta certamente un limitato numero
di appassionati lettori. E’ evidente che il gusto e consumo-acquisto
letterario segue principalmente la direzione della prosa (romanzi, saggi),
relegando così la poesia ad una collocazione secondaria. In contrapposizione
è invece sorprendente il numero di cultori-scrittori che si “avventurano”
ad inseguire allori nell’infinita miriade di concorsi letterari
e pseudo-letterari, a carattere nazionale ed internazionale, sborsando
anche quote gravose per tasse di lettura, di segreteria, di rappresentanza
e trofeo-attestato garantito. E ancor peggio il fenomeno dei tanti “ingenui”
versificatori nostrani (d’altronde non siamo un popolo di santi,
navigatori e poeti?) che autofinanziano “incredibili” raccolte,
alimentando delle case editrici che non porteranno mai un libro sul bancone
delle librerie e ingrassano con la pubblicazione esclusiva di raccolte
poetiche a pagamento e prevedono un contratto di acquisto, talvolta per
centinaia di copie, da parte dell’autore al prezzo pieno di copertina.
Attenzione, dunque, anche ai nostri validi e numerosi poeti conterranei
a cui consigliamo una maggiore e severa selezione partecipativa alle attività
culturali “dietro compenso”; crediamo utile preferire i concorsi
made Sardigna (e naturalmente le tipografie e case editrici sarde per
eventuali pubblicazioni) con solide e oneste fondamenta ideali ed organizzative.
In Italia, “in maniera esclusiva o prevalente”, sono attivi
oltre 850 editori, con un incremento annuo costante del 10%, che si occupano
di poesia e stampano annualmente oltre 2.500 volumi con tiratura media
di 500/600 copie ed una illimitata quantità di sillogi editate
nell’ordine di 200/100/50; queste ultime copie minime sono spesso
pubblicate per essere “esibite” a livello familiare o per
concorsi che richiedono la partecipazione con opere in stampa. A questa
forma pura d’espressione, talvolta di qualità , il mercato
del libro non offre riscontri di vendita neanche in alternativi circuiti
di diffusione. Eppure tanti autori -una vera popolazione poetica che “auto-investe”-
pur di vedersi pubblicato un volume e malgrado la “serietà”
di tante proposte dal tono finto-accademico la dicano lunga, sono disposti
a sborsare e sottoporsi a “mungitura” volontaria. Per chi
ha il legittimo desiderio di soddisfare l’esigenza “poetica”
(di allori o pubblicazione) non vorremo leggere, in una prefazione lautamente
pagata, che l’autore rappresenta “L’incompetenza dei
dilettanti ma l’entusiasmo dei semplici”. Insomma, l’equivalente
di “Cornuto e mazziato!”. Naturalmente non bisogna generalizzare
ma certamente segnalare le speculazioni sul “popolo dei poeti”
e vigilare.
(05-06-2011)
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