La Notizia//////////////
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di Giacomo Ganzu

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Una conferenza di Federico Francioni al “Logudoro” di Pavia ha illustrato lo sviluppo di economia e società nella Sardegna dell’Ottocento

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da sinistra Gesuino Piga, Federico Francioni e Paolo Pulina.

Nel pomeriggio di sabato 22 settembre, presso la sala conferenze del Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia, lo storico Federico Francioni ha svolto una brillante relazione su “Economia e società nella Sardegna dell’Ottocento fra centralismo e istanze federaliste”.
Il relatore è uno dei maggiori conoscitori e divulgatori della storia della Sardegna moderna e contemporanea; è coordinatore di due importanti riviste sassaresi (dal 2002 “Camineras”, periodicu de politica e de cultura; dal 2003 “Mathesis. Dialogo tra saperi”, che si occupa di filosofia e scienza); è promotore di diversi gruppi di studio sui temi del Federalismo e dell’Autonomia; dal 1997 fa parte del comitato organizzatore delle manifestazioni regionali per “Sa Die de sa Sardigna”.
Dopo i saluti di Gesuino Piga, presidente del “Logudoro”, il relatore ha fatto chiarezza su alcuni termini quali Confederazione, Federazione di Stati, Stato federale, Stato decentrato su base regionale ecc. Tali differenziazioni sono fondamentali se si vuole affrontare un argomento così spinoso come quello delle origini e dello sviluppo del pensiero autonomistico in Sardegna.
Francioni si è soffermato in particolare sulla mancanza di risorse in Sardegna a causa delle spoliazioni perpetrate - attraverso i secoli - nei confronti della popolazione prima dai feudatari locali, poi dai printzipales, poi dai colonizzatori continentali. Usiamo pure le dovute cautele – ha precisato il relatore – ma la Sardegna nel periodo post assolutistico può essere considerata una sorta di “colonia”.
Il relatore ha ben evidenziato come i problemi attuali che affliggono l’economia e la società dell’isola di Sardegna hanno le loro radici nel passato, anche in secoli molto lontani. Sfruttamento delle miniere, espropriazione dei terreni: in questi ambiti un numero limitato di “colonizzatori” esterni, appoggiati da gruppi dirigenti locali, si è arricchito a man bassa. Questo non vuol dire che in Sardegna si sia sempre vissuti solo ed esclusivamente di pastorizia; in realtà nell’isola ha operato anche una classe autonoma di imprenditori, non venduti allo “straniero” e decisi a far valere le loro capacità di suscitatori d’impresa: un Dizionario biografico di questi imprenditori, di prossima pubblicazione, darà conto del loro importante ruolo per quanto riguarda l’ampliamento delle opportunità di impiego e quindi di miglioramento socio- economico delle maestranze locali.
Nell’ ultima parte della sua relazione Francioni ha evidenziato l’assenza oggi in Sardegna di personalità politiche dello spessore di Antonio Gramsci e di Emilio Lussu, valorizzatori delle proposte federalistiche – teoriche e pratiche – di un altro grande filosofo, scrittore e politico: Giovanni Battista Tuveri (Collinas, 1815 –1887), di idee repubblicane, che difese a spada tratta dagli attacchi degli intellettuali monarchici e conservatori. Questi uomini politici sardi dell’Ottocento-Novecento facevano politica non mossi dal tornaconto personale ma da passione disinteressata per la risoluzione dei problemi cronici della Sardegna: la stessa che animò i tanti sardi emigrati nell’Italia continentale che si diedero appuntamento nel maggio 1914 a Castel Sant’Angelo in Roma nel Primo Congresso Nazionale dei Sardi operanti fuori dell’isola per proporre soluzioni tecniche ai mali secolari della Sardegna. “Purtroppo nessuna di quelle indicazioni progettuali provenienti da oltre Tirreno fu particolarmente valorizzata nell’isola”, ha commentato amaramente, nel corso del dibattito, Paolo Pulina, vicepresidente vicario del “Logudoro” e componente dell’Esecutivo Nazionale della FASI, confermando quanto anticipato da Francioni (da tempo in contatto sull’argomento con la presidente FASI Serafina Mascia) e cioè l’impegno della Federazione delle 70 Associazioni Sarde in Italia a organizzare a Roma, nel 2014, a cent’anni di distanza, un similare Congresso delle intelligenze sarde fuori dell’isola.
Sullo stesso tema Gesuino Piga ha ricordato l’importante contributo dato dai sardi-pavesi a quelle assise romane di un secolo fa.
Nel vivace dibattito che ha fatto seguito alla relazione di Francioni (ricchissima di informazioni storiche e di contenuti di riflessioni politico-culturali) sono intervenuti diversi soci, anziani e giovani.
Si è avuta una ulteriore conferma che iniziative culturali di questo tipo servono ai soci dei circoli ma soprattutto ai giovani di seconda e di terza generazione (senza l’impegno motivato dei quali le storiche associazioni degli emigrati non resisterebbero a lungo) per recuperare le idee che hanno spinto i loro antenati ad essere tanto legati alla terra di origine.
(24-09-2012)