La Notizia///////////////////////////
///////////////////di Giannetto Lapia

 

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“ANCU TI TIRINI A PILOTA”! (Imprecazione gallurese)

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La cronaca, da un po di tempo, ci riporta i continui attentati contro Equitalia. Senza entrare nel merito dei fatti che, con tutte le motivazioni possibili ed immaginabili sono da condannare, mi ricorda quanto accadeva all’inizio del secolo scorso in Gallura. Segno che, dalla notte dei tempi, il male è sempre lo stesso ed a nessuno salta in testa di curarlo. L’esosità delle tasse e le difficoltà fino all’impossibilità dei poveri cittadini di pagarle. Lo stato che da sempre non riesce a farsi stimare dai cittadini, ma che continua a farsi vedere come “nemico” della gente. Machiavellico pensiero questo: “farsi odiare al punto giusto”! Oggi si mettono le bombe agli uffici di Equitalia, ieri invece, si sparava contro gli esattori. I Galluresi di fine 1800, quelli degli stazzi per interderci, quelli che abitavano in sa “Cussorja”, posto dove il nucleo familiare iniziava la sua esistenza e dove pian piano nascevano e crescevano i figli. Una stanza ed un recinto per il bestiame: questo era l’inizio. Altri si aggiungevano man mano che la famiglia cresceva. Spauracchio di questi poveri cristiani era l’esattore che, girava di stazzo in stazzo e da cussorja in cussorja per riscuotere i tributi che lo Stato aveva imposto e che per il recupero, aveva dato in concessione ad un suo referente che si avvaleva di esattori che giravano nella campagna. Come vedete, la rete concettualmente, non è cambiata nel tempo. Questi esattori, venivano tenuti alla larga da stazzi e cussorje, per mezzo di feroci cani che li si lasciava sguinzagliati vicino alla cussorja stessa al fine di attacare qualsiasi intruso si avvicinasse con male intenzioni. Ma anche questo metodo, piano piano mostrò le sue falle in quanto, gli esattori, si attrezzarono di qualche piccolo avanzo e, conquistata la fiducia e la fame del cane, beccavano i contribuenti ritrosi. La furbizia degli esattori fu subito superata e messa fuori gioco utilizzando una delle principali qualità dei galluresi: precisi tiratori “a badda sola”. Appena qualcuno della cussorja avvistava il malcapitato esattore, ne dava voce alla propria cussorja ed alle altre vicine. Si aspettava l’esattore in un punto idoneo e, all’avvicinarsi, con una fucilata a palla, gli si spappolava il calcagno. Il poveretto, non poteva far altro che cercare di tornare indietro nel più breve tempo possibile (erano grandi distanze!) e medicarsi per quanto gli era capitato. La cartuccia utilizzata per i fatti delittuosi e per la … dissuasione, era un prodotto tipico della Gallura ed era chiamata “Pilota”. Cosa aveva di particolare? La cartuccia, già caricata a palla tonda, veniva smontata estraendo temporaneamente la palla. Questa, con il coltello, (“la risolza”) veniva sfaccettata in modo impreciso e casuale come un dado da gioco e poi rimontata nella cartuccia pronta all’uso. Caricata nel fucile e sparata, la palla subiva nella sua corsa centrifuga ed omocinetica, un aspetto casuale del proiettile stesso tanto che, nemmeno con i più sofisticati mezzi tecnici si poteva risalire all’arma dalla quale era stata sparata la cartuccia. Ancora oggi, in molti stazzi della Gallura, è ancora diffuso “un irrocu” (una maledizione): “ Ancu ti tirini a pilota” (ti auguro che ti colpiscano con una “pilota”, così non si saprà mai (?) chi ti ha sparato). Come si può dedurre, cambiano le armi di difesa, ma non i motivi di offesa. La storia ci insegna che è sempre la mancanza di equità che genera questi condannabili gesti di improbabile difesa.
(28 dicembre 2011)