Premesso che appartengo a una generazione
la cui vita era molto dura, salva per la gioventù, capace di vestire
di luce e gioia pure la realtà più triste e scura. Detto
ciò, nell’ultimo scorcio del secolo trascorso e, soprattutto,
nell’inizio dell’attuale, nonostante cultura, progresso tecnico-logico,
ricchezze incalcolabili, povertà assurde dilaghino, a contatto,
in contraddizioni incomprensibili. Questi contrasti stanno portando i
valori civili e morali, irrazionali e nocivi, addirittura invivibili per
l’intera società. La famiglia non esiste più in nessun
senso. Non mi rivolgo solo ai giovani, ma anche a coloro che non lo sono
più, perché proprio questi ultimi sono proprio coloro che
danno il cattivo esempio. Quante famiglie hanno figli prima col marito
e la moglie e poi continuano ad averne ripetutamente altri con lunga serie
divari compagni. Sorgono le conseguenti pratiche penali, pesanti economicamente
e non sempre giuste. Continuano i drammi più dolorosi e disumani.
Lo attestano le cronache quotidiane diffuse con tutti i mezzi di comunicazione.
Suicidi, omicidi, tra l’uno e l’altro dei partner. Il più
raccapricciante e disumano, è quando a soffrirne, a pagarne le
conseguenze, addirittura a essere uccisi, sono i figli. Questi delitti,
che riempiono le cronache quotidiane, dovrebbero inorridire e far vergognare
il colpevole di essere uomo nei due sessi. La prova l’ha data Menu
la nostra bellissima gattina dal pelo grigio setoso di otto mesi, rimasta
precocemente incinta. Per figliare l’abbiamo sistemata nella veranda
coperta in una spaziosa cuccia tipo casetta. Appena nati due cuccioli,
venne, miagolando, alla porta del soggiorno. Capimmo subito che era per
esprimerci la lieta notizia, ma pensammo pure che volesse, istintivamente,
rifocillarsi per incrementare il latte nelle proprie mammelle per nutrire
la cucciolata. Si ritirò con i suoi micini, in tutto quattro, per
nutrirli, accudirli e coccolarli. Non li lascia mai soli, salvo per mangiare
i suoi pasti che ora sono diventati più frequenti e sostanziosi,
vitali per l’intera cucciolata. Fa un salto nell’attiguo giardinetto
per i bisogni suoi. Dopo resta assiduamente nella loro cuccia-casetta
a pettinare, con la lingua il pelo serico dei figli che vale anche come
doccia. Più sopra ho detto che l’uomo non ha niente da insegnare
alle bestie. Mamma Menu, una bestiola di otto mesi, l’ha
dimostrato in maniera più che umana. Non solo non ammazza i figli,
ma, costantemente, sta loro accanto per nutrirli, trastullarli, difenderli
e, se è necessario, morire per salvarli. Queste sono incoerenze
che dovrebbero indurre l’uomo a meditare profondamente dentro il
suo io, e anche più giù, dentro la sua anima. L’uomo
sta diventando come le bestie e anche peggio, come il caso poco fa esposto.
Le coppie fanno l’amore davanti a tutti. C’è una crescente
mania di violentare la partner, e oltre stuprarla, spesso, la uccide.
I ragazzi solitamente ostentano il bullismo, sia tentando di imporre la
propria personalità in maniera prevaricatrice, pure nel vestire
sono, volutamente, non eleganti ma trasandati e sdruciti. Le contraddizioni
sono infinite. Ci sono quelle appariscenti, scandalose, delittuose e tragiche.
Di positivo oggi nell’uomo, compresa la donna, si è scoperto
l’amore, vero o apparente, per le bestie. Solo il vero è
di segno positivo, il resto è finzione, moda, status symbol. Anche
in quest’ultimo caso si presentano numerosissime varianti. Per bestia,
citata spesso in questo saggio, s’intende ogni animale non dotato
di ragione e coscienza, in contrapposizione all’uomo. Eppure quest’essere
ragionevole, che avrebbe dovuto ponderare le proprie azioni senza cadere
in antitesi col comportamento consono alla sua specie. Ho visto cacciatori
con una muta cani ringhiosi per caccia grossa, altri per selvaggina. Non
per mangiarli ma per trofei o farne sfoggio verso altre squadre avversarie.
L’antitesi maggiore sta nel falso amore ostentato verso gli animali.
Allevano bestie di ogni genere, domestiche e selvatiche, di ogni grandezza,
dalle nane a quelle di media stazza, ad altre, colossali, mansuete e aggressive.
L’antitesi dell’amore alle bestie selvagge consiste nel tenerle
in cattività. Fuori del suo habitat naturale, dove Dio o la natura
le ha create, si sentono come gli esseri umani in carcere. Altro contrasto
consiste in chi, quale hobby, c’è chi spende poco, chi svariati
milioni, è un’azione nobile da una parte ma opinabile dall’altra.
Quest’ultimo caso è discutibile quando l’amore per
le bestie è sottratto alle persone, alcune anche di famiglia. In
una cronaca di pochi anni un signore, indegno di tale attributo, lasciò
la madre vecchia e invalida dentro androne dell’ospedale e sparì.
Dov’era andato a finire? In Africa col suo ampio camper i cani per
allietare le ferie del signore che ama le bestie, tanto che le
ammansisce con carezze di fucilate durante un mese di safari. Poi corre
all’ospedale. Dov’è? Non c’è più.
Sì, questo è amore di bestie! (22-05-2012)
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