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Salvatore Costantino
Pala (Cheremule 1910 - Bosa 1988), un finanziere combattente per la libertà
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“I Sardi
e la Guerra di Liberazione” potrebbe essere – anzi dovrebbe
essere, lo auspichiamo tutti – il titolo di un bel libro da dedicare
ai tanti patrioti e combattenti originari della Sardegna che all’indomani
dell’8 settembre 1943 si schierarono a favore della libertà,
lottando, quindi, e spesso fino all’estremo sacrificio, contro il
nefasto nazi-fascismo. Ma l’impresa è più ardua di
quanto si pensi, non tanto per mancanza di autori, quanto, piuttosto,
per il fatto che ancora oggi, nonostante siano trascorsi settant’anni
da quegli eventi e siano stati compiuti studi specifici e ricerche dettagliate
(chi non ricorda il recente caso del Finanziere Giovanni Gavino Tolis,
di Chiaramonti, morto a Mauthausen per aver salvato centinaia di ebrei
a Ponte Chiasso?), non disponiamo di una statistica completa di quanti
siano effettivamente stati, in generale, i partigiani (sia civili che
militari) nel nostro Paese: diventa quindi per ora impossibile un computo
a carattere regionale.
Con
questo contributo desidero proporre la storia sconosciuta di un modesto
finanziere sardo, Salvatore Costantino Pala, che alla Liberazione contribuì
non poco, come vedremo a breve, e sul quale dopo la fine della guerra
calò l’oblio del tempo ed il silenzio della storia. E lo
faccio nella speranza che storie simili possano essere narrate da altri
ricercatori, a tutto beneficio della storia di questo Paese e, soprattutto,
delle giovani generazioni che poco sanno della Resistenza.
Iniziamo con una breve presentazione del personaggio. Il finanziere Pala
nacque a Cheremule, un piccolo paesino dell’antica regione del Meilogu
(Sassari), l’11 agosto 1910, figlio di Salvatorico e di Mattia Cuccuredda,
entrambi pastori. Il giovane, dopo aver conseguito la 3a elementare, seguì
i genitori nella gestione del gregge di famiglia. Esercitò tale
mestiere sino alla partenza per il Continente, avvenuta il 27 giugno 1929,
data in cui, appena diciannovenne, si arruolò a Sassari nell’allora
Regia Guardia di Finanza.
Il giovane mosse, quindi, i suoi primi passi tra le Fiamme Gialle presso
il Battaglione Allievi di Pola, nella lontanissima Istria, ove frequentò
il corso di formazione, che allora aveva la durata di sei mesi. Salvatore
trascorse i primi dieci anni di servizio nel Corpo in giro per l’Italia,
subendo numerosi cambi di reparto, alcuni molto disagiati, per lo più
Brigate stanziate lungo il confine orientale (Istria e Dalmazia): aree
molto difficili e pericolose, e non solo a causa della cruenta reazione
da parte delle organizzazioni contrabbandiere. Mi riferisco, in particolare,
al terrorismo slavo, che diede filo da torcere agli italiani anche prima
dello scoppio della Seconda guerra mondiale.
Nel giugno 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, il Pala
fu mobilitato nei ranghi del glorioso II Battaglione della Regia Guardia
di Finanza, sorto a Roma e destinato ad operare sul fronte greco-albanese.
Dallo stato di servizio del militare si evince, quindi, che il trentenne
finanziere di Cheremule si distinse, con onore ed ardimento, in quasi
tutti i cimenti di guerra cui prese parte il suo bel Battaglione, ivi
compresa la cosiddetta “Campagna d’aprile”,
l’attacco mosso dall’Italia contro la Yugoslavia nell’aprile
del 1941 e che avrà conseguenze terribili nei due anni seguenti.
In tale contesto, e nelle successive operazioni in Montenegro, Salvatore
meritò sul campo alcune Croci al Merito di Guerra, di cui andrà
fiero per tutta la vita, segno evidente di quanto fosse ardimentoso il
suo agire.
Salvatore Pala rimase al fronte sino al febbraio del 1943, data in cui,
dopo estenuanti prove e pericoli scongiurati, riuscì a ritornare
in Patria, finalmente destinato ad un reparto di stanza nella sua amata
terra d’origine. Il 19 febbraio 1943, Salvatore prese così
servizio presso la più tranquilla Brigata di Alghero, anche se
operante nel settore della cosiddetta “difesa costiera”.
Vi rimarrà sino al settembre successivo, allorquando ottenne il
trasferimento presso un omologo reparto di Sassari. In verità,
l’incompatibilità ambientale derivante dalla frequentazione
con la futura moglie, la signorina Concetta Ferrero, originaria di Ittiri,
costrinse il Pala ad un nuovo trasferimento di reparto, così come
prevedeva il Regolamento del Corpo: questa volta la Brigata litoranea
di Arbatax, nell’Ogliastra, che l’uomo raggiunse agli inizi
di febbraio del 1944, ad appena qualche settimana dall’avvenuto
sbarco degli anglo-americani ad Anzio-Nettuno.
Con tale premessa e nonostante il mal sopportato allontanamento da Sassari,
tutto sembrava procedere per il meglio, tanto è vero che il nostro
protagonista, riavutosi dalla batosta subìta, trovò persino
il tempo di organizzare minuziosamente il matrimonio con la sua giovane
fidanzata. A questo punto della storia s’inserisce, però,
la poco conosciuta vicenda del Battaglione “R” (Roma) della
Regia Guardia di Finanza, destinato di lì a poco a prendere parte
alla liberazione della città eterna. Trasferito dalla Puglia, ove
era stato costituito nel settembre 1943, a Napoli, il Battaglione dovette
essere implementato negli organici, risultati insufficienti per la delicata
missione affidatagli dall’alto Comando americano.
Ecco, dunque, l’interpellanza rivolta dal Comando Generale della
“Regia Guardia di Finanza dell’Italia Liberata”
(così denominato in contrapposizione alla G. di F. sorta, nel frattempo,
nei territori della Repubblica Sociale Italiana) a tutti i reparti dipendenti,
nel chiaro intento di arruolare principalmente personale volontario e,
possibilmente, scapolo. Ebbene, fra questi ultimi, come è facile
intuire, vi fu anche il nostro Salvatore Pala, la cui coscienza patriottica
era evidentemente prevalsa sia sugli intimi progetti futuri, sia sull’opportunità
di rimanersene tranquillamente in Sardegna, avendo già dato abbastanza
sul piano dell’impiego bellico.
Nonostante i consapevoli e sicuri rischi che avrebbe corso, riprendendo
nuovamente le armi, Salvatore Pala partì lo stesso alla volta di
Napoli. Erano gli inizi del maggio del 1944, quando lasciò il porto
di Cagliari, senza dare troppe spiegazioni ai familiari e alla fidanzata.
In tale contesto, il Battaglione “R”, il cui comando
era stato assunto nel frattempo dal Cap. Vincenzo Sciuto, si trovava già
inquadrato nella “Special Force” della 5a Ar¬mata
americana del Generale Clark, di cui facevano pure parte contingenti dei
Carabinieri Reali e della Military Police.
Nella seconda metà del mese, il reparto fu imbarcato su navi Liberty
e trasferito alla testa di ponte di Anzio, in previsione dell’imminente
presa di Roma. Nella zona di Anzio, il Battaglione di Finanza si attestò
a Cisterna di Latina, ove subì, come le altre truppe alleate, l’azione
tedesca sino alla rottura definitiva del fronte. Vari furono i combattimenti
sostenuti dalle Fiamme Gialle contro gli occupanti. Il 4 giugno 1944,
a bordo di autocarri americani, i Finanzieri parteciparono alla liberazione
della Capitale con le prime truppe alleate. Assieme ai Carabinieri, essi
furono gli unici italiani che entrarono in Roma, e per questo furono accolti
con grande giubilo dalla po¬polazione. Fra di loro anche un orgogliosissimo
Salvatore Pala, che proprio da Roma era partito per la guerra esattamente
quattro anni prima: anni in cui aveva visto cadere, sul fronte balcanico,
amici e colleghi, dilaniati dalle bombe o dalle mitraglie nemiche, così
come tanti conterranei, rimasti vittime dei numerosi bombardamenti che
sconvolsero la Sardegna per gran parte del conflitto.
Nella martoriata Capitale d’Italia il Battaglione “R”
rimase per qualche tempo, impiegato nei servizi di ordine pubblico e nella
scorta delle autocolonne americane cari¬che di materiali e di viveri
dirette verso il Nord. In seguito, il Battaglione mutò denominazione,
assumendo quello di Battaglione “I.S.” (Italia Settentrionale).
Seguì così gli alleati sino alla Linea Gotica, ove verrà
smobilitato il 31 agosto 1944.
Ritornato a Roma, il Finanziere Pala prestò servizio per alcuni
mesi presso la Legione Allievi Finanzieri, allora acquartierata nella
storica caserma di Viale XXI Aprile. Fece ritorno in Sardegna appena fu
possibile riprendere la navigazione marittima. Era il 1° dicembre
dello stesso 1944 (nove giorni dopo Salvatore sposerà finalmente
l’amata Concetta), quando il Pala riprese servizio presso la Brigata
di Olbia, prima tappa di un lungo cammino operativo che lo condurrà
in altre località dell’isola, ultima delle quali fu la bellissima
Bosa, ove il 12 agosto del 1963 verrà raggiunto dal fatidico congedo
assoluto per limiti d’età.
Deceduto a Bosa il 7 marzo del 1988, l’anziano Appuntato Salvatore
Costantino Pala non raccontò mai a nessuno, familiari compresi,
i suoi trascorsi militari, tantomeno la sua volontaria partecipazione
alla Guerra di Liberazione, segno evidente di quanto egli fosse uomo riservato,
o semplicemente consapevole che si era trattato “solo e semplicemente
di dovere”. L’Appuntato Pala fu, infatti, una delle tante
Fiamme Gialle che nel dopoguerra, non ritenendo di aver assunto comportamenti
eroici, non pretese nulla, né benefici, né medaglie al valore,
nemmeno una progressione di carriera, ottenuta invece da colleghi più
astuti e volitivi. I sardi sono fatti così e bisogna ringraziarli
ed onorarli per questo, come speriamo di aver contribuito a fare.
(21-02-2013)
*Gerardo Severino
Capitano, Direttore del Museo Storico e Capo Sezione dell’Ufficio
Storico della Guardia di Finanza
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