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La sala consiliare del
Comune di Broni (PV) è dedicata al brigadiere Angelo Paravella,
dimenticato in Sardegna, dove fu ucciso a 30 anni nel 1894
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I
molti amministratori dell’Oltrepò pavese e i molti rappresentanti
della stampa (giornali, radio e tv) che in due distinti momenti, durante
la stessa mattinata del 3 aprile 2012, hanno affollato la sala consiliare
del Comune di Broni (Pavia) per un incontro col Ministro della Salute
Renato Balduzzi sul problema della bonifica dall’amianto dell’ex
Cementifera Italiana Fibronit, si saranno chiesti chi è stato il
personaggio al quale quell’aula è intitolata con una bella
e splendente lapide che così recita: SALA CONSILIARE / ANGELO PARAVELLA
/ NATO A BRONI IL 7 2 1864 / BRIGADIERE DEI CARABINIERI / MEDAGLIA D’ARGENTO
/ AL VALOR MILITARE / ALLA MEMORIA / BRONI 21 12 2003.
Nel volume del 2009 dello storico locale Mino Baldi, “Bron re di
pais [Broni re dei paesi], 1890-1980”, troviamo le seguenti notizie.
Paravella era il secondo di undici fratelli di Luigi e Virginia Maga.
Nato il 7 febbraio 1864, in una famiglia contadina, nella frazione Casotelli
di Broni, dopo aver frequentato la Scuola Allievi Ufficiali a Milano,
era stato nominato comandante della stazione di Codrongianos (Sassari).
Il giorno della morte, avvenuta l’11 dicembre 1894, era già
in congedo per matrimonio (la partenza per Broni era prevista l’indomani).
Anche se non ne aveva l’obbligo, per profondo senso del dovere,
si unì al giovane carabiniere (23 anni) Raimondo Pisano di Selargius
(Cagliari) per un servizio di perlustrazione, nel corso del quale entrambi
furono attirati in un agguato. I due tutori dell’ordine inseguirono
coraggiosamente [presso la strada che conduce a Cargeghe nella zona di
Campomela, preciso io] tre sconosciuti che alla loro vista si erano dati
alla fuga; i banditi spararono tre fucilate, una delle quali colpì
Paravella al petto ferendolo mortalmente. Anche Pisano fu colpito ma,
abbracciato al suo cavallo, riuscì a raggiungere la caserma e a
informare dell’accaduto: morì purtroppo il giorno dopo per
le ferite riportate.
Aggiunge Baldi: «Da allora sono sepolti entrambi in una fossa comune
del piccolo, vecchio cimitero abbandonato di Codrongianos, dove era stata
dedicata una lapide ormai distrutta dal tempo. Al Paravella, medaglia
d’argento al valor militare alla memoria, nell’anno 1998,
cento anni dopo la sua morte, è stata intitolata la caserma dei
carabinieri di Gropello Cairoli. Anche Broni ha voluto onorare la sua
memoria dedicandogli il 21 dicembre 2003 la sala consiliare del Comune.
Sarebbe stato più giusto intitolargli la caserma dei carabinieri,
ma per i familiari e per i bronesi tutti è già così
una grata soddisfazione, anche se lungamente attesa».
Io e un altro giornalista pubblicista, Massimiliano Perlato, abbiamo avuto
l’occasione di conoscere la tragica fine di Angelo Paravella e di
Raimondo Pisano (per un atto di banditismo o per una vendetta? Nessuno
lo saprà mai) durante una gita in Sardegna organizzata dal 15 al
18 settembre 2005 dal Circolo culturale sardo “Logudoro” di
Pavia e dalla biblioteca civica di Mortara, città natale dell’ingegnere
idroelettrico Angelo Omodeo, ideatore della diga di Santa Chiara sul fiume
Tirso ove ha creato nel 1924 un lago artificiale.
Due delle partecipanti, residenti a Broni – la signora Antonietta
Cribellati e la figlia Sara Paravella –, durante la tappa della
comitiva presso la famosissima basilica in stile romanico pisano di Saccargia
(non lontano da Sassari; nel territorio del Comune di Codrongianos), chiesero
di poter fare, in una zona non lontana dal centro abitato del paese, una
visita alla sepoltura del loro lontano congiunto (prozio del marito della
Cribellati) caduto nel servire l’Arma e la Sardegna ma nell’isola
oramai dimenticato.
La nostra piccola delegazione, nel settembre 2005, ebbe modo di constatare
de visu che, a oltre cent’anni dal brutale episodio di violenza,
il sito con le spoglie dei due carabinieri era veramente in condizioni
deplorevoli. Paravella e Pisano, così come i codrongianesi morti
in quel periodo, furono sepolti in una fossa comune avvolti in semplici
teli, nel vecchio cimitero comunale poco distante dalla chiesa di San
Procopio, in uno spazio che trovammo chiuso da muri diroccati, completamente
abbandonato, fra sporcizia, sterpaglie e rovine, con i resti degli scheletri
alla mercè delle intemperie e delle incursioni degli animali selvatici.
La signora Antonietta ci informò che negli anni precedenti varie
amministrazioni di Codrongianos le avevano promesso che sarebbe stata
garantita una decorosa risepoltura dei due carabinieri in un apposito
sacrario nel nuovo cimitero del paese. Noi, nel settembre 2005, potemmo
verificare che niente era stato fatto. E oggi, la situazione è
cambiata? È lecito dubitarne.
P.S. In Sardegna, almeno la riproposizione di un ricordo cartaceo Angelo
Paravella, brigadiere, e Raimondo Pisano, carabiniere, l’hanno avuta:
precisamente a pagina 93 della riedizione nel 2009 –nella collana
“Banditi & Carabinieri” della Biblioteca del quotidiano
sassarese “La Nuova Sardegna”, curata da Manlio Brigaglia
–, del volume del maresciallo maggiore dei carabinieri Giuseppe
Farris, “Dieci anni di brigantaggio (1891-1901.Memorie”, pubblicato
la prima volta a Roma, nel 1914, presso le edizioni Voghera. I loro nomi
compaiono nella sezione “Onore ai valorosi della Legione che col
sacrificio delle loro nobili esistenze affermarono lo spirito di corpo,
la religione del dovere”.
(06-06-2012)
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