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Gianni Francioni rammenta Rousseau
sulla Corsica e fa ricordare Filippo Buonarroti in Sardegna
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Lo studioso Gianni Francioni (nato nel 1950
a Sassari, dove ha frequentato il Liceo classico “Domenico Alberto
Azuni”, si è laureato in Filosofia nell’Università
di Pavia) è attualmente ordinario di Storia della filosofia moderna
nonché Pro-Rettore per la didattica e l’offerta formativa
dell’Ateneo pavese.
Francioni è noto come massimo studioso dei manoscritti dei “Quaderni
del carcere” di Antonio Gramsci ma la sua carriera accademica lo
qualifica come specialista della filosofia del Settecento: all’illuminismo
lombardo e a Cesare Beccaria ha dedicato numerosi, fondamentali lavori;
è fondatore e direttore degli “Studi settecenteschi”
(1981), l’unica rivista italiana interamente dedicata al secolo
dei Lumi.
Nel capitolo IV del suo recente volume (novembre 2012) “Gli illuministi
e lo Stato. I modelli politici fra utopia e riforma” (Como-Pavia,
Ibis, pp. 183) Gianni Francioni si occupa del pensiero politico del filosofo
illuminista ginevrino Jean-Jacques Rousseau (1712-1778).
Scrive Francioni: «La compiuta e organica teoria politica che Rousseau
aveva elaborato nel “Contratto sociale” trovava negli anni
successivi delle concrete applicazioni e dei banchi di prova. Ginevra,
Corsica e Polonia si offrivano come occasioni per difendere e ribadire
i princìpi della sovranità e della volontà generale
[...]. Se nel caso di Ginevra si trattava di richiamare al rispetto di
una buona costituzione già esistente, nel caso della Corsica si
trattava di fondare uno Stato, di dare una legislazione a un popolo che
non l’aveva.[…] Secondo l’incompiuto “Progetto
di costituzione per la Corsica” l’ipotetico contratto si sarebbe
dovuto realizzare davvero, sotto forma di un “solenne giuramento
prestato da tutti i Corsi dai vent’anni in su” tramite il
quale la nazione si sarebbe unita in un solo corpo politico. […]
Il primo problema della Corsica, da sempre soggetta a dominazioni straniere,
pareva a Rousseau quello della libertà e dell’indipendenza».
Il sistema economico del nuovo Stato doveva essere autarchico e fondato
sull’agricoltura; si doveva arrivare a un’eliminazione pratica
dell’uso del denaro; era prevista la proibizione del lusso; occorreva
privilegiare i piccoli borghi e limitare la formazione di agglomerati
urbani. Per quanto riguarda il sistema politico, secondo Rousseau la forma
di governo meno dispendiosa per la Corsica, e più favorevole all’agricoltura,
era quella che avesse contemplato il minor numero di stati gerarchici,
di classi diverse, e cioè lo Stato repubblicano, in particolare
quello democratico. Il modello assembleare fissato per una singola città
doveva essere modificato, diventando un governo misto «in cui il
popolo si doveva riunire solo per gruppi e in cui i depositari del suo
potere dovevano essere spesso mutati».
L’isola, con un territorio così esteso, avrebbe dovuto essere
ripartita in dodici giurisdizioni. Dovevano essere eliminati i titoli
di nobiltà introdotti dal dominio genovese con la conseguente cessazione
dei diritti feudali attribuiti agli esponenti di questa nobiltà.
Francioni così sintetizza lo scopo del suo lavoro: «Il dibattito
politico del Settecento si alimenta di contributi decisivi da parte dei
filosofi impegnati a elaborare un’idea di Stato che sappia realizzare
e garantire la pubblica felicità. Questo piccolo manuale di storia
del pensiero politico dell’illuminismo ripercorre i tratti essenziali
delle posizioni in campo nell’Europa del Settecento».
Da questo prezioso «piccolo manuale di storia del pensiero dell’illuminismo»
ho voluto proporre le informazioni essenziali sul Progetto di costituzione
per la Corsica
elaborato da Rousseau nel 1768 su richiesta di Matteo Buttafuoco, plenipotenziario
del Consiglio Indipendentista Corso: la Corsica viveva i primi anni di
indipendenza, ottenuta nel 1755 nei confronti della Repubblica di Genova,
grazie all’opera dell’eroe còrso Pasquale Paoli, che
fece dell’isola il primo Stato europeo dotato di una costituzione
democratica e moderna, in parte ispirata alle soluzioni proposte da Rousseau.
Le teorie di Rousseau in rapporto alla Corsica finalmente liberatasi dal
giogo genovese influenzarono il rivoluzionario italiano Filippo Buonarroti
(Pisa,1761 - Parigi, 1837) naturalizzato francese. Buonarroti, dopo lo
scoppio della rivoluzione in Francia, volle trasferirsi in Corsica per
impegnarsi direttamente a fianco dei rivoluzionari còrsi: vedeva
nell’isola la realizzazione delle istanze dell’uguaglianza
e della libertà propugnate dal radicale movimento anti-assolutistico
sviluppatosi in Francia a partire dal 1789.
In Corsica Buonarroti ricoprì incarichi pubblici al Consiglio generale
di Corte e si associò alla Società degli Amici della costituzione
e alla Società degli Amici del popolo. Nell’aprile del 1790
fondò il “Giornale Patriottico della Corsica”, allo
scopo di propagandare le nuove, egualitarie idee affermate dai sommovimenti
francesi
in ambito sociale, politico e culturale.
Ha scritto lo storico Armando Saitta (1919 -1991): «Nella spedizione
navale contro la Sardegna, Buonarroti fu aggregato alla stessa quale “apostolo
della libertà”, ossia con il compito di svolgere per conto
della Società degli amici del popolo una missione tipicamente rousseauiana
tesa a “predicare al buon popolo di Sardegna la dottrina della libertà
e della felicità”. Della spedizione fece parte anche Napoleone
Bonaparte, legato allora da stretti vincoli di amicizia con Buonarroti:
essa, com’è noto, fallì nell’impresa su Cagliari
(23-25 gennaio 1793), ma riuscì nella conquista dell’isoletta
di San Pietro (8 gennaio), ribattezzata in “Isola della Libertà”
e dallo stesso Buonarroti dotata di una costituzione ispirata ai princìpi
del più puro Rousseau».
Buonarroti presentò anche alla Convenzione questa costituzione
riferendo del desiderio manifestato dagli abitanti dell’ “Isola
della Libertà” di essere riuniti alla Francia. Ma l’isola
di San Pietro ritornò pochi mesi dopo ai Savoia grazie all’intervento
della flotta spagnola.
Di Filippo Buonarrori, oltre Saitta, si è occupato anche un altro
importante storico delle vicende nazionali, Franco Della Peruta (1924-
morto un anno fa, il 13 gennaio 2012), e naturalmente gli storici sardi:
Lorenzo Del Piano ha scritto di “Filippo Buonarroti in Sardegna”,
in “Ichnusa” n. 32/1959, e di “Filippo Buonarroti e
la repubblica di Carloforte” in “Dalla rivoluzione all’integrazione”,
1993; Carlino Sole ha trattato dell’esperienza di Buonarroti a Carloforte
- “Progetti di costituzione repubblicana in Sardegna agli albori
del Risorgimento” - in “La Sardegna nel Risorgimento”,
Sassari, 1962; Leo Neppi Modona si è occupato di “Filippo
Buonarroti e il giornale patriottico di Corsica” (“La
Nuova Sardegna”, 3 dicembre 1971); Giulio Picciotti e Giovannino
Sedda hanno pubblicato un volume di 180 pagine dal titolo “L’isola
della libertà: la travagliata indipendenza dell’Isola di
San Pietro nel 1793: l’appassionante ricerca dei documenti scomparsi
della Repubblica proclamata nell’Isola di S. Pietro nel 1793, la
prima dell’epoca moderna in Italia: Filippo Buonarroti, l’albero
della libertà e la Costituzione”, Cagliari, Demos, 2000.
Ma, in chiusura, mi piace riportare due brevi citazioni su Filippo Buonarroti
da studi
di storici sardi “azunisti” (allievi cioè del Liceo
“Azuni” di Sassari”) come Gianni Francioni e come chi
scrive queste note.
Hanno scritto Antonello Mattone e Piero Sanna nel saggio intitolato “I
Simon, una famiglia di intellettuali tra riformismo e restaurazione”
e pubblicato in Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale
per i beni archivistici, 1994, All’ombra dell’aquila imperiale:
trasformazioni e continuità istituzionali nei territori sabaudi
in età napoleonica, 1802-1814: atti del Convegno, Torino, 15-18
ottobre 1990, cfr. vol. II, pp. 764-863: «Al seguito delle
armate era giunto dalla vicina Corsica anche Filippo Buonarroti che, ispirandosi
alla “Costituzione per la Corsica” di Jean-Jacques
Rousseau proporrà una sua costituzione per l’ “isola
della libertà”, intitolata Code de la nature».
E Federico Francioni (fratello di Gianni) in “Vespro sardo. Dagli
esordi della dominazione piemontese all’insurrezione del 28 aprile
1794” (Condaghes, 2001): «Buonarroti si era quindi inserito
nella spedizione dei franco-corsi ed aveva partecipato all’occupazione
dell’isola di San Pietro, ribattezzata nell’occasione “Isola
della Libertà”, alla quale aveva dato una costituzione ispirata
a Étienne-Gabriel Morelly e a Rousseau».
Insomma, siamo grati a Gianni Francioni perché ci permette di ricordare
che senza Rousseau e il suo scritto sul Progetto di costituzione della
Corsica non ci sarebbe stato neanche quello per l’Isola della Libertà
di Filippo Buonarroti. Bisogna aggiungere che il rivoluzionario Buonarroti
non è adeguatamente conosciuto in Sardegna, isola con la quale
peraltro – sostiene Federico Francioni – «mantenne direttamente
o indirettamente rapporti più o meno stretti anche dopo la sua
partenza da San Pietro».
(17-01-2013)
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