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A Sant’Alfio
(Catania) presentazione del libro “L’eroe di zolfo”
del siciliano-sardo Vittorio Cravotta sulla vita del padre, fin da otto
anni costretto al duro lavoro nelle miniere di zolfo
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Vittorio Cravotta è nato in
Sicilia, dove è vissuto fino all’età di 23 anni. Poi,
dopo aver vinto un concorso pubblico, si è trasferito in Sardegna
dove ha svolto la sua attività prima di funzionario statale e poi
di dottore commercialista, che tuttora esercita.
Da alcuni mesi ha pubblicato, presso la casa editrice cagliaritana La
Riflessione di Davide Zedda, il libro di narrativa “L’eroe
di zolfo” (pagine 146).
Il libro ricostruisce con alcuni episodi biografici l’esistenza
travagliata di Giuseppe Cravotta, padre dell’autore. La prima fase
della sua vita lo vede “caruso”, alla tenera età di
otto anni, iniziare a lavorare nella miniera di zolfo, come era in uso
nelle famiglie povere nella Sicilia del primo Novecento, in tempi in cui
non esistevano tutele per i lavoratori e tantomeno per i minori. L’ingresso
precoce nel mondo del lavoro avvenne in maniera traumatica per lo scenario
dei personaggi e di situazioni che facevano da corollario. Riuscito ad
affrancarsi dalla miniera dopo dieci anni di lavoro, era diventato prima
carabiniere e poi sottufficiale dell’arma grazie a un maestro che
lo aiutò a prendere la licenza elementare. In questa seconda parte
della sua vita visse una normale esistenza lavorativa e familiare, fino
all’episodio che lo vide protagonista nello scontro con un suo superiore
col quale non volle scendere a compromessi. In conseguenza di ciò
subì innumerevoli torti e punizioni arbitrarie culminati in un
ingiusto pensionamento anticipato. Da quel momento, essendo molto modesta
la pensione assegnata, la sua esistenza fu radicalmente modificata dato
che, per non far mancare il necessario ai suoi cari, divenne operaio in
cantieri di lavoro nello stesso paese in cui era stato il Comandante della
Stazione dei carabinieri, sottoponendosi (oltre all’intuibile stress
psicologico) ad una fatica fisica difficilmente sopportabile a quella
età, dura tanto quanto quella vissuta da bambino.
Ebbene questo paese, nel libro chiamato Salfino, è proprio Sant’Alfio,
piccolo paese (1600 abitanti) alle falde dell’Etna a oltre 500 metri
di altitudine, noto per il Castagno dei Cento Cavalli, plurimillenario
albero monumentale considerato il più antico e il più grande
d’Europa.
Sono stati proprio gli amici di Sant’Alfio (paese di cui era originario
mio suocero e dove, negli ultimi anni, ho trascorso con mia moglie le
vacanze estive) a farmi conoscere quest’estate la storia (cioè
proprio l’insieme degli elementi di vita vissuta) che ha dato origine
a questo libro.
Dato che l’Associazione “Controcorrente-Symposium”,
col patrocinio della Provincia di Catania e del Comune di Sant’Alfio,
ha organizzato per il prossimo 7 settembre la presentazione del volume
alla presenza dell’autore siciliano-sardo (relatori saranno Leonardo
Patti e Sebastiano Russo), mi sembra giusto far circolare nei siti informativi
dell’emigrazione sarda la notizia di questo evento culturale, occasione
per un ennesimo gemellaggio virtuale tra le isole “gemelle”
(come dice un ben conosciuto “trallallera”) di Sardegna e
di Sicilia.
Se poi si parla di miniere (di carbone in Sardegna, con le storie operaie
drammaticamente alla ribalta regionale e nazionale in questi giorni; di
zolfo per la Sicilia, prendendo spunto dalla narrazione di una storia
vera di sfruttamento del lavoro minorile emblematica di tante altre esperienze
simili) il gemellaggio abbandona la dimensione del simbolico e diventa
una concreta, “affratellante” condivisione di storia materiale
e di sentimenti e di emozioni.
(02-09-3012)
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