La Notizia/////////////////////////
/////////////////////////////di Paolo Pulina

 

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Lo spettacolo teatrale “Tutto tranne Gramsci” occasione per ricordare Mimma Paulesu Quercioli

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Lo spettacolo teatrale prodotto dall’associazione culturale Anfiteatrosud di Tortolì e intitolato “Tutto tranne Gramsci”, con Marta Proietti Orzella e Renata Manca, regia di Susanna Mameli, contributo video di Emanuela Cau, è stato rappresentato in questi ultimi mesi in diversi palcoscenici sardi: a Carloforte il 30 agosto nell’ambito di una mini-rassegna che ha proposto, in spazi non convenzionali, storie al femminile raccontate in contesti di grande intimità; a Villagrande Strisaili, presso il sito archeologico “Sa Carcaredda”, il 12 settembre; a Ghilarza, presso la Torre Aragonese, il 4 novembre, a cura della Casa Museo di Antonio Gramsci (il prossimo 16 dicembre andrà in scena presso il Piccolo Auditorium di Cagliari nel contesto della rassegna “Le streghe son tornate”).
Il testo è liberamente ispirato al libro “Le donne di casa Gramsci” (Editori Riuniti, prima edizione 1991) di Mimma Paulesu, nipote di Gramsci in quanto figlia della sua prediletta sorella Teresina.
Citiamo dalla scheda dello spettacolo: «In scena c’è Teresina, la più piccola delle sorelle Gramsci, forse la preferita, quella con cui Antonio ha condiviso molti momenti della sua infanzia. È lei che, donna fatta, ci restituisce questa parte della storia. Quella di lei bambina e delle sue sorelle e fratelli che ancora non sanno e non avvertono lo strano destino che incombe sulla famiglia. È un omaggio alla figura della madre (Peppina Marcias) di Antonio Gramsci – una sorta di “madre coraggio” a tutti gli effetti – che di fronte alle più grandi avversità si rimbocca le maniche e s’impegna caparbiamente fino in fondo. È anche l’occasione per raccontare un Antonio poco conosciuto e per interrogarsi su quanto la vita di un uomo sia strettamente intessuta alla vita degli altri. Nell’esistenza di Gramsci – impastata di relazioni, privazioni, disavventure, e struggimenti onirici – le sorelle di Antonio e di sua madre aprono dei varchi verso il mondo, indicano delle strade da percorrere per rompere l’isolamento del carcere e mantenere il legame verso la sua terra sarda. Teresina ci regala un Antonio bambino che, pur fragile, è determinato a cogliere senza esitazioni le sfide del destino. E le donne di casa lo sostengono e lo amano fino al termine dei suoi giorni».
Ho recensito il volume “Le donne di casa Gramsci” a suo tempo nel mensile “Il Messaggero Sardo”, giugno 1991, pagina 28 (ecco il link: http://www.regione.sardegna.it/messaggero/1991_giugno_28.pdf). Lo spettacolo tratto da questa sua opera offre lo spunto per ricordare Mimma Paulesu Quercioli (era sposata con il parlamentare milanese Elio), benemerita insegnante, scrittrice, cultrice degli studi gramsciani e anche autrice di libri per ragazzi, la cui morte a 81 anni, il 14 luglio 2009 (era nata a Ghilarza nel 1928), passò quasi sotto silenzio.
Ho conosciuto Mimma a Pavia quando, nel dicembre 1987, venne a presentare nell’Aula Foscoliana dell’Università, per iniziativa del Circolo culturale sardo Logudoro”, il suo volume “Forse rimarrai lontana…”. Da allora mi inviò regolarmente i suoi libri tutti inquadrabili nella prospettiva di analisi femminile-femminista.
Nel 1994 pubblicò presso le edizioni Mursia “L’erba non cresceva ad Auschwitz” (presentazione di Gianfranco Maris; prefazione di Silvia Vegetti Finzi), che riporta quattro testimonianze di donne che hanno vissuto l’esperienza tragica dell’imprigionamento nei lager nazisti.
Un cenno a Pavia ingentilisce per poche righe il quadro raccapricciante delle condizioni di sopravvivenza in cui erano costretti i deportati. Quando Zita (appartenente a una famiglia di ebrei ungheresi trapiantata in Italia, ma arrestata in Ungheria a 25 anni con la madre, la sorella e il suo bambino di otto anni) fu trasferita nella fabbrica metallurgica di Lippstadt (dove era obbligata a fare il tornitore, «in piedi tutto il giorno, con le mani sempre a bagno nell’acqua e soda»), vi trovò un gruppo di ragazzi italiani, internati militari, con i quali familiarizzò subito.
Scrive la Paulesu: «Uno di loro, un certo Luigi Fossati di Pavia, avendo individuato il suo reparto, invece di andare direttamente a prendere servizio quando entravano per il loro turno, faceva una deviazione e passava da lei. Le portava una calderina con le patate cotte, la posava in un angolo, le strizzava l’occhio e andava. I ragazzi si rifornivano di patate e di altri viveri andando a rubare; infatti gli internati militari avevano maggiori possibilità di movimento dei politici. Nascondevano le patate rubate sotto le assi del pavimento della loro baracca; ma un giorno i tedeschi scoprirono i loro traffici e proprio il Fossati fu portato al campo di punizione. Quando tornò era magro e pallido. Chissà quante botte gli avevano dato! Comunque, al suo rientro in Italia, Zita seppe che anche lui era tra i sopravvissuti».
So che Maria Antonietta Arrigoni e Marco Savini, autori del fondamentale “Dizionario biografico della deportazione pavese” (2005), hanno cercato notizie su questo Luigi Fossati ma le loro ricerche non hanno purtroppo prodotto alcun risultato.
Nota finale. Due opere riservate a Gramsci da Mimma Paulesu Quercioli sono state recentemente riproposte dalla casa editrice Iskra di Ghilarza nella collana “Gramsciana”: “Le donne di casa Gramsci”, 2003; “Gramsci vivo nelle testimonianze dei suoi contemporanei”, prefazione di Giuseppe Fiori, 2010.
(08-11-2012)