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Quel murales a San Sperate,
con pittura e poesia sull’emigrazione, che colpì Gianfranco
Pintore (1939-2012)
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Gianfranco Pintore,
giornalista e scrittore in sardo e italiano, alfiere dell’identità
sarda, è deceduto il 24 settembre 2012 (era nato a Irgoli, Nuoro,
il 31 agosto 1939). Due giorni prima di morire, sabato 22 settembre 2012,
in quello che era il suo splendido Blog http://gianfrancopintore.blogspot.it/
in sardo e in italiano, aveva annotato: «UNU MILLIONE. Eris note
amus brincadu su millione de bisitas. No isco pro ite, ma so cuntentu»
(Publicadu dae zuannefrantziscu a sas 15:09, oggi con oltre 130 commenti).
Quell’espressione di contentezza è l’ultimo messaggio
di Pintore che resta ancora oggi nel Blog e già questo fatto non
ci lascia emotivamente insensibili.
Alla notizia della morte di Pintore, sono andato a rileggere alcune pagine
del suo volume “Sardegna sconosciuta. Cento itinerari alla scoperta
della grande civiltà sarda” (posseggo la prima edizione:
Rizzoli, 1986; la seconda edizione, riveduta e corretta, è stata
pubblicata, sempre da Rizzoli, nel 2001). Mirabili quelle riservate a
San Sperate “A Santusparàu, dov’è nato il muralismo
sardo” con un incipit che lascia il segno e che fa capire il tono
e l’argomento del pezzo: «A rigor di logica, meta di quest’itinerario
non dovrebbe essere un paese ma un uomo». Si tratta ovviamente dell’ex
contadino Pinuccio Sciola, già allora (nel 1986) divenuto scultore
conosciuto e apprezzato a livello internazionale. Tra i diversi murales
Pintore si sofferma su quello, grande, che adornava la facciata e la parete
ad angolo di un edificio: «“Su camminu de s’amarolla”
(il cammino del malvolentieri) dedicato, così come la bella poesia
di Nino Landis che lo illustra, all’emigrazione».
Recentemente Moreno Albicini (residente a Maranello ma con forti legami
con San Sperate: lo ho conosciuto il 24 novembre 2012 in quella città,
in occasione dell’incontro di studio sul tema “Sardo, catalano,
ladino: esperienze a confronto. Produzione editoriale e letteratura in
contesto bilingue”, realizzato dal Circolo “Nuraghe”
di Fiorano Modenese presso l’Auditorium “Enzo Ferrari”)
ha sollecitato la collaborazione di Giampaolo Spiga, il quale gentilmente
mi ha procurato la foto del murales (con la poesia di Nino Landis) che
era stato realizzato da Angelo Pilloni e che era in Via Concordia angolo
Via Giardini.
La pubblicazione della foto del murales e del testo della «bella
poesia» di Landis vuole essere un invito a consultare il volume
di Pintore sulla “Sardegna sconosciuta” (che Francesco Casula
ha definito «un viaggio in cento tappe all’interno della civiltà
dei sardi per raccontare a turisti curiosi l’altra faccia, quella
più intima e insolita, di un’isola prevalentemente visitata
per le sue spiagge») ma intende anche rappresentare un omaggio simbolicamente
significativo alla memoria di un sardo residente che non disdegnava di
prendere nella sua “rete”, per valorizzarle, le iniziative
degli emigrati sardi nell’ Italia continentale e nel mondo.
(10-02-20129
Su camminu
de s’amarolla
Ses longu prus de
sa vida
Duru che perda ’e mola
Sa mellu gioventudi n'di pinnigas
Ses su camminu de s’amarolla
Tottus ti pistanta
Dae s’inozente a s’atrividu
E tue che mostru tottu imprassas
Sos poboros chi agoa tottu lassanta
Pro culpa de s’arricu asuriu
Benze sa die
Chi nos posemus in boghe sola
E mover cuddu ispezia de terremotu
De poner sos ricos in avvolotu
E distrue
Su camminu de s’amarolla.
Nino Landis |