Agli albori dell’impegno
online: intervista a Luigi Ladu di Rina Brundu
Leggevo, giorni fa, su un importante
quotidiano nazionale, di come la Rete sarebbe finalmente passata dal
“vanity publishing”, dal narcisismo…. all’impegno.
Tuttavia, come ogni scrittura che pretende di omologare l’inomologabile,
ovvero di fare di tutta l’erba un fascio, anche quel “titolo”
da giornale-che-conta lascia il tempo che trova. Soprattutto perché
l’universo di riferimento è quello internettiano che è
immagine e specchio di una variegata dimensione reale per sua natura
allergica alle categorizzazioni. E alle omologazioni.
Se è vero perciò che non sono pochi gli storici autori
e animatori di cenacoli virtuali che hanno scelto di voltare pagina
rispetto alla mission marchettara tipica di tanta produzione virtuale
durante la decade appena trascorsa (per quanto mi riguarda, per esempio,
è stato proprio l’interrogarmi su simili questioni che
mi ha portato a chiudere la pur gloriosa rivista Terza Pagina World
dopo sette anni di continuata attività ed è sempre per
tali motivi che pubblico solo rare recensioni su Rosebud), è
pure vero che alcuni di quei “pionieri” hanno scelto “l’impegno”
da sempre.
Tra questi vi è senz’altro Luigi Ladu, il giornalista animatore
dell’ormai mitico www.luigiladu.it. E a Luigi, persona che stimo
come pochi, e grazie al quale ho famigliarizzato con le opere “in
limba” di tanti autori sardi nei molti anni in cui ci siamo occupati
degli stessi “argomenti”, ho voluto rivolgere alcune domande.
Un modo come un altro per fare il punto sul lavoro svolto fino ad oggi
e per interrogarci – in questo caotico tempo-di-mezzo –
su ciò che verrà.
D: Quando e perché è nato il tuo salotto letterario
online?
R: Come corrispondente della testata giornalistica “L’Unione
Sarda” di Cagliari, mi occupavo di cronaca, tuttavia il mio interesse
maggiore era volto ai temi del lavoro, sociali e del mondo del volontariato.
Questo, senza trascurare la cultura della mia terra, in modo particolare,
la poesia e la narrazione. Purtroppo, per i capi redattori del mio quotidiano
interessava esclusivamente la cronaca locale, per la cultura e il sociale
vi erano altri riferimenti nelle apposite pagine.
Così, nel 1999 ospitato gratuitamente, prima da wide e, subito
dopo, da Tin, intrapresi l’esperienza dilettantistica nel mondo
del web. Inziai riportando gli stessi articoli scritti per L’Unione
Sarda, con spazi per alcune riflessioni culturali e sociali. Proposi
alcune opere poetica di autori affermati, e altre ancora, di validi
artisti se pur ancora sconosciuti.
Il successo fu superiore alle aspettative, ma i vincoli degli Internet
Service Provider, che ti ospitavano limitavano gli spazi, per non parlare,
della martellante pubblicità.
Spinto dai considerevoli contatti ricevuti, Il 22 giugno 2001, decisi
di acquistare direttamente il mio dominio, e così, giunse alla
luce, l’attuale www.luigiladu.it.
Non avevo più problemi di spazio e, cosa molto importante, scomparvero
i continui banner pubblicitari, spesso con contenuti e proposte a dir
poco censurabili. In piena e totale autonomia, i risultati si moltiplicarono,
con corrispondenze sempre più importanti e gradevoli, impegnandoti
sempre di più, nel rispetto delle idee iniziali a fornire maggiori
possibilità per contatti culturali.
D: Che insegnamento hai tratto da questa esperienza? Cosa salveresti
e cosa non rifaresti mai?
R: Ho alle spalle una splendida esperienza nel mondo del volontariato,
quindi collaudato al contatto diretto con le persone e al confronto
con problematiche spesso spinose.
La guida del sito web, mi ha arrichito maggiormente e, ogni giorno che
passa, ottengo gratificazioni insperate. Oltre a quanto l’utente
può leggere tra le pagine che, cerco di aggiornare con frequenza
spesso giornaliera, sono sorti con la corrispondenza dei bellissimi
rapporti con interlocutori che conoscevo soltato per la loro fama di
intellettuali o, magari dei seplici sconosciuti, che ogni giorno, sanno
regalarti delle meravigliose emozioni.
Di quanto fatto, probabilmente, non butterei niente, anche le cose più
insignificanti hanno il loro valore, mi hanno dato l’opportunità
di crescere e cercare di migliorarmi.
La cosa più bella, insieme ai rapporti di amicizia maturati,
ritengo sia l’orgoglio di aver dato la possibilità a quel
timido autore/autrice l’opportunità e il coraggio di proporsi
in una vetrina importante. Molti di questi, hanno raggiunto la celebrità.
D: Mostrare attenzione per le cose dell’identità
sarda nel recente passato è stato per taluni un vezzo snob e
per altri un modo come un altro per mungere le mammelle dello Stato
(versione regionale): tu cosa ne pensi?
R: Col passare degli anni, si cresce in tutti i sensi. In qualsiasi
attività che vede l’uomo impegnato, spesso si nascondono
obiettivi diversi, come il lucro o, la pura immagine personale, che
comunque, gratificano l’essere. Nella prima pagina si legge: “Il
portale www.luigiladu.it è libero, apartitico, autonomo, antirazzista,
democratico, contrario a ogni forma di violenza e non ha alcuna finalità
di lucro diretta o indiretta”. Questo è il mio motto, credere
in qualcosa di importante ma, essere slegato dai vincoli che, in qualche
modo, bloccano o limitano i tuoi obiettivi.
Ma capisco benissimo, poiché, abbiamo gli occhi per vedere, che
tanti, con la cultura e specie col fatto di promuovere la “Lingua
Sarda”, ambiscono ai calderoni dei relativi fondi.
D: Quale futuro per la letteratura, la poesia e l’arte
sarda?
R: Malgrado quanto si dica, ritengo che, per la nostra identità
di sardi, si sia fatto tanto e, sono fiducioso anche per il futuro.
Fermo restando che, spesso i fondi, vengono spesi in modo clientelare,
premiando la conoscenza diretta o indiretta con i politici di turno.
Puoi trovare validi autori che, si propongono e, non vengono presi in
considerazione, mentre ti ritrovi in contemporanea, delle pubblicazioni
di scarso rilievo che, riescono a servirsi dei fondi sulla cultura.
Sono convinto che, questo problema, è vecchio quanto l’essere
umano. “Sabba currete a su riu”, è un detto antico,
ancora oggi valido, chi ha potere traina il tutto verso gli interessi
propri.
Comunque, nonostante, il modo clientelare di operare che, coinvolge
la società odierna, penso rimangono gli spazi per impegnarsi
realmente in modo sano e, salvaguardare la nostra identità.
D: Della nostra identità occorrerebbe salvare soprattutto…?
R: La nostra identità è quella che portiamo interiormente,
il vissuto, tra le tante difficoltà che, hanno caratterizzato
gli uomini e la nostra isola. Spesso ci troviamo degli intellettuali
che, ci propongono delle sostanziose tesi. Argomentazioni che, sviluppano
dibattiti tra operatori dello stesso rango, ma che, sono lontani dalla
reale identità del sardo. Un poeta e scrittore apprezzato per
le sue opere, oggi molto avanti negli anni, spesso mi dice: “Quando
ero ragazzo alcuni che non sapevano parlare in “Limba”,
mi criticavano perché utilizzavo nel mio quotidiano il “Sardo”,
oggi quelle stesse persone, si propongono come intellettuali, pretendendo
di insegnarmi la lingua che ho sempre parlato e, che in tempi non sospetti
snobbavano”.
L’amico poeta, ha le sue ragioni, come gli stessi studiosi. Ritengo
sia utile, avvalorare le continue ricerche, senza mai trascurare chi,
nella sua parlata di tutti i giorni e nei suoi scritti, ha utilizzato
la lingua dei suoi antenati che, può essere stata influenzata
dai vari invasori, ma rimane l’unica vera identità tramandata
da padre in figlio.
(12-06-2012) Featured image, Maria e Luigi Ladu. Seconda foto Luigi
Ladu.