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Due illustri uomini di Chiesa di Ploaghe:
i fratelli Gavino e Francesco Spanedda
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Il
settimanale della Diocesi di Sassari “Libertà”, nel
numero datato 11 aprile 2011, riporta il testo dell’omelia pronunciata
dall’arcivescovo di Sassari, mons. Paolo Atzei, durante la celebrazione
delle esequie di mons. Gavino Spanedda, venuto a mancare il 5 aprile,
a 95 anni, dopo 70 anni di sacerdozio (l’ordinazione avvenne il
10 giugno 1940).
Mons. Atzei definisce Spanedda “un sacerdote fiero della sua storia”
e nello specifico precisa che egli era “fiero della sua storia personale;
dei vari uffici ecclesiastici ricoperti; del luogo dei suoi natali (Ploaghe);
della Chiesa turritana”.
Nato a Ploaghe (SS) il 10 febbraio 1916, Spanedda si laureò nel
1941 nella Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna (allora
con sede a Cuglieri) con una tesi intitolata “Il mistero della Chiesa
nel pensiero di sant'Agostino” (pubblicata nel 1944 presso la Stamperia
della L.I.S. di Sassari); una seconda laurea in Giurisprudenza la conseguì
nel 1948 presso l’Università di Sassari.
Molti sono stati gli incarichi ecclesiastici da lui svolti, sempre con
competenza e passione: esplicò il ministero sacerdotale in diverse
parrocchie; fu docente nel Seminario Arcivescovile di Sassari e in diverse
scuole statali; fu per 50 anni assistente spirituale delle Pie Sorelle
Educatrici di San Giovanni Evangelista; fu presidente e decano del Capitolo
della Cattedrale di San Nicola, e anche Vicario generale della Curia di
Sassari.
Ha sempre avuto a cuore la storia del paese natale, Ploaghe, cui ha dedicato
tre opere fondamentali: “Chiese e istituzioni di Ploaghe: secoli
XVII-XIX”, documentazione fotografica di Salvatore Pirisinu, Cagliari,
Edes, 1989, pp. 191; “Una Diocesi sarda del Medioevo, Ploaghe”,
Sassari, Gallizzi, 1991, pp. 134; “Giustizia e comunità nella
Baronia di Ploaghe (1420-1839)”, Sassari, Carlo Delfino, 1995, pp.
149.
Relativamente ad argomenti riferiti alla Chiesa turritana, altre due sue
pubblicazioni propongono, una, la storia dei “Sinodi turritani dell'Ottocento
e del Novecento alla luce del Vaticano II” (Sassari, Stampacolor,
1997), l’altra, considerazioni su “Il sinodo diocesano: riflessioni
per una teologia sinodale” (Bologna, Edizioni Dehoniane, 1999).
Oltre che doti per la ricerca teologica e storica e per la scrittura,
Spanedda ha anche dimostrato forti capacità nella predicazione,
svolta sia in italiano che in lingua sarda, in moltissimi centri della
Sardegna.
Ha detto mons. Atzei: “Quando, compiuti i 75 anni, diede le dimissioni,
disse basta senza ripensamento alcuno. Sembrava ormai fuori dal vissuto
della Diocesi, quando si era ritirato a vita privata; tuttavia, continuava
a informarsi delle nostre vicende, di quelle del mondo intero attraverso
la stampa (acquistava ogni giorno 2/3 giornali!), avendo in mente i suoi
schemi di pensiero e di giudizio, compresi quelli, difficilmente scalfibili,
su persone, istituzioni, vicende particolari. Era fatto così, fedele
a se stesso fino in fondo: testardo, irremovibile, tetragono mons. Gavino
Spanedda!”.
Mons. Atzei non manca di ricordare che Gavino era molto orgoglioso dei
genitori, dei fratelli fabbri e del fratello sacerdote Francesco, arcivescovo
emerito della Diocesi di Oristano.
Francesco Spanedda era nato a Ploaghe il 21 giugno 1910 e fu ordinato
sacerdote il 15 agosto 1934. Si laureò in teologia nell’Università
Gregoriana di Roma, in Giurisprudenza nell’Università di
Sassari e in Filosofia nel Seminario di Cuglieri. Nominato vescovo di
Bosa il 23 dicembre 1956, ricevette l’ordinazione episcopale il
17 marzo 1957 dall’arcivescovo mons. Arcangelo Mazzotti, co-consacranti
mons. Giovanni Pirastru e mons. Antonio Tedde. Fu eletto successivamente,
il 18 marzo 1972, anche vescovo della Diocesi di Alghero.
Ebbe responsabilità di notevole rilievo, tra le quali quella di
componente della Commissione teologica che elaborò i documenti
del Concilio Vaticano II.
Il 17 marzo 1979 fu nominato Arcivescovo Metropolita di Oristano e nel
1985 (18-20 ottobre) accolse – come presidente della Conferenza
Episcopale Sarda – Giovanni Paolo II in Sardegna, visita che portò
il Papa anche a Oristano. Lasciò l’Arcidiocesi per raggiunti
limiti di età il 30 novembre 1985.
Fu molto attivo nel campo dell’informazione: per vent’anni
fu direttore a Sassari del settimanale diocesano “Libertà”
e collaboratore di mons. Mazzotti.
A Oristano, la sua esperienza di prete-giornalista e il suo interesse
per le comunicazioni sociali lo spinsero a trasformare in settimanale
il mensile della Diocesi “Vita nostra”, rinnovandone i contenuti
e la grafica e organizzandone la diffusione in maniera capillare. Ha scritto
Giò Murru sull’ “Unione Sarda” del 20 luglio
2001: “Per mons. Spanedda non fu impresa facile misurarsi con il
mito ereditato dai 31 anni di permanenza in città del suo predecessore
Sebastiano Fraghì, al quale, fra l’altro, era spettato l’onere
di erigere ben 10 nuove parrocchie, di cui 7 nel solo capoluogo. Fraghì
accompagnò Oristano oltre il Concilio, Spanedda sperimentò
con coraggio i disagi della modernizzazione, a mons. Pier Giuliano Tiddia
è toccato il compito di guidare la chiesa arborense di fronte alle
sfide della globalizzazione”.
Come vescovo emerito Francesco Spanedda visse fino alla morte a Sassari,
nella Casa delle Suore Pie Sorelle Educatrici, dove morì il 15
luglio 2001. I funerali, celebrati nella Cattedrale di Sassari, furono
presieduti da mons. Ottorino Pietro Alberti.
(19-05-2011) |