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La Luna rossa e le credenze popolari
sarde
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L’ultima
eclissi di Luna era stata nella serata del 3 marzo 2007, mentre la penultima
si era verificata nell’ottobre del 2004, ora la stessa occasione
si presenta mercoledì 15 giugno.
Per gli appassionati basterà uscire fuori dal paese intorno alle
nove di sera, appena tramontato il Sole, e si potrà vedere il sorgere
della Luna a Est con l’eclissi già in atto.
Nei giorni seguenti la luna tarderà un po’ a sorgere e se
ne vedrà prima il bagliore. Ai bambini che chiedevano perché
la Liuna tardasse a sorgere, gli anziani rispondevano ca como est chenande,
cando finit de chenare, essit.(ora è a cena, appena finisce di
cenare, sorge).
E’ risaputo che le eclissi totali di Luna avvengono sempre con la
Luna piena e questa sorge a Est, mentre il Sole sta tramontando a Ovest.
Dunque il nostro satellite si presenterà nel cielo stellato per
gran parte della notte.
Anche stavolta il fenomeno durerà varie ore.; infatti la Luna sarà
già interessata dall’eclissi verso le nove di sera e continuerà
a oscurarsi finché, intorno alle dieci e dieci, ci sarà
l’eclissi totale e il nostro satellite si presenterà con
un colore rossastro; infatti viene chiamata la Luna rossa.
Poi pian piano, grazie ai movimenti di Terra, Luna e Sole, l’eclissi
andrà diminuendo e rivedremo sempre più parti di Luna chiara
finché, intorno alla mezzanotte, il satellite si ripresenterà
nella sua forma usuale, molto splendente, bianca come la neve, con un
chiarore abbagliante, soprattutto al telescopio, e continuerà a
percorrere il suo itinerario apparente da Est a Ovest, dove tramonterà
nelle prime ore de s’impuddile, del mattino.
L’eclissi di Luna si attua quando il nostro satellite attraversa
il cono d’ombra causato dalla Terra che si interpone tra il Sole
e la Luna stessa. La componente rossa della luce solare verso l’atmosfera
terrestre viene rifratta sulla Luna che assume un colore rosastro, mentre
la componente blu si disperde nell’atmosfera terrestre.
Questo spettacolo, naturalmente grazie al particolare colore rossastro
del satellite, è molto affascinante, sia nei momenti precedenti
l’eclissi totale, in quanto si presenta con tonalità di colore
diverse, quando l’astro è ancora in penombra, sia nei momenti
successivi all’eclissi, quando questa sta per finire del tutto.
Mentre si assiste all’eclissi totale si può ammirare il pianeta
Saturno, vicino alla costellazione del Leone, o la bellissima Antares,
la più brillante stella doppia della costellazione dello Scorpione.
Ma queste stelle e Saturno si possono vedere per poco tempo, in quanto
la visione delle costellazioni e degli altri astri è impedita dal
forte chiarore della Luna piena, che le oscura.
Molte sappiamo sono le credenze popolari sarde legate alla Luna e ai pianeti.
Innanzitutto bisogna premettere che si aveva un religioso rispetto degli
astri e un timore diffuso e misterioso avvolgeva la vita delle stelle
per il loro creduto influsso sulle vicende umane, terrestri.
E questo timore si manifestava nel proibire ai bambini di contare le stelle,
altrimenti, avvertivano i saggi, vi spunteranno i porri, le verruche nelle
mani.
La Luna era il riferimento principale per i pastori che calcolavano l’epatta,
che significava l’età del satellite al primo gennaio.
Secondo i precisi calcoli dell’epatta l’anno iniziava nel
mese di marzo, come del resto succedeva anche nel Granducato di Toscana
fino alla metà del ‘700: si preparava il calendario quindi
partendo dall’annunciazione, ab incarnartione e non dalla nascita
di Cristo, ab nativitate, a fine dicembre.
E i pastori calcolavano le varie fasi della Luna e il mese lunare che
‘in bintinove no abarrat e a trinta no arribat, cioè non
rimane entro i ventinove giorni, ma non arriva a trenta; infatti il mese
lunare è di circa 29 giorni e mezzo.
Il calcolo dell’età della Luna era abbastanza complicato
e impegnativo, partivano dal giorno stabilito, tenevano conto del numero
di mesi trascorsi da marzo, si aggiungeva il numero di giorni che la luna
aveva al primo gennaio e si otteneva l’età della Luna in
quel determinato giorno.
Se tutte queste somme superavano il numero 30, quest’ultimo veniva
sottratto dal conteggio per stabilire l’età della Luna al
primo gennaio.
Quindi come vedete è abbastanza complicato, ma i pastori, che con
questi calcoli avevano dimestichezza, arrivavano al conteggio preciso
e riuscivano a stabilire quando cadeva la Pasqua sia dell’anno in
corso che di quelli precedenti o successivi.
Ma la conoscenza delle varie fasi della Luna, oltre alle festività,
era legato a molte credenze popolari che regolavano la vita contadina
e pastorale.
Il taglio della legna si doveva effettuare, per esempio, in Luna vona,
cioè in Luna cumpria, Luna piena, in su coro de s’iverru,
nel cuore dell’inverno. Così la legna sarebbe rimasta indenne
da tarli o muffe.
Ma anche il taglio delle canne per le launeddas dovevano tener conto della
Luna in modo che lo strumento musicale fosse perfetto.
Di una persona fortunata si diceva che era nata in luna vona, sotto una
buona stella, dunque, con la camicia, protetto.
Le patate bisognava piantarle, pastinare, durante la luna crescente, mentre
i fagioli durante la luna calante; quando la luna era circondata dalle
nuvole, cun sa mandra o cun sa corte, era presagio di nevicate o di piogge
prolungate, mentre quando aveva qualche stella(pianeta) vicino , si vociferava
con terrore: Oddì ca morit partorza o occhiden a calicunu!(Oddio,
vedrete che morirà qualche partoriente o uccideranno qualcuno!).
In effetti la morte nel parto era frequente e, purtroppo, anche i delitti.
E le credenze arrivavano a tal punto che di lunedì, giorno della
Luna, non si sarebbe dovuto sestare vestire, progettare, ritagliare e
confezionare abiti, perché dopo s’irminoricaban, si sarebbero
ristretti.
Il lessico della lingua sarda esprime con sa Luna cun sos corros a susu
o a josso il detto in italiano Gobba a ponente, Luna crescente, Gobba
a levante, Luna calante.
Ma la Luna ritorna nei giochi delle bambine durante la panificazione,
quando con i ritagli di pasta viene rappresentata la Luna piena o sa mesuluna
che poi viene riportata, in legno o in ferro, anche negli archi sopra
le porte.
Nelle filastrocche infantili la Luna è immaginata come sorella
della Terra e così una di queste recitava:
Luna Luna / ghettamind-una / e una mela / e un’aranzu / coche su
pranzu / coche sa chena / imbiamichela / cun sorre tua / a bua a bua.
Un’altra filastrocca diceva: Luna Luna / pischedda pruna / pischedda
prana / sa ‘e sa rana/ sa ‘e sos aneddos/ dringhili dringhili
sos sonajoleddos.
La Luna era temuta anche dagli animali, sa Luna de ghennarzu l’at
timia finas su boe domau, la Luna di gennaio l’ha temuta anche il
bue domito, probabilmente legato al fatto che nelle nottate di Luna piena,
quindi col cielo limpido e stellato, il clima diventa più rigido,
le temperature arrivano a raggiungere vari gradi sottozero e la terra
si copre di brina, quindi anche i buoi in stalla, figuriamoci gli animali
fuori, ne risentivano.
E mentre in altre realtà, tra le credenze legate alla Luna piena
vi è quella del lupo mannaro, in Sardegna, mancando il lupo, si
fa riferimento ancora al bue, a su boe mulinu o boe muliache, figura impressionante
che nell’immaginario collettivo popolare indica un uomo, un’anima
in pena, che si imbova, che mentre dorme, il suo spirito esce dal corpo
ed entra in quello di un bue che pare attraversasse i viottoli del paese
lanciando terribili e terrificanti muggiti, mentre con le zampe anteriori
martellava il selciato, come martello sull’incudine, provocando
scintille e fiammate infuocate e un rumore assordante,che ghiacciavano
il sangue alle persone.
Questa figura di uomo-bue era solito fermarsi dinanzi a qualche casa ed
annunciavi cattivi presagi per chi la abitava.
Anche quando i cani o i gatti abbaiavano o miagolavano in modo lamentoso,
quasi imitando il pianto delle prefiche, de sas attitadoras, presagivano
eventi luttuosi.
E per parlare ancora dei legami tra la figura bovina e il clima possiamo
citare su vricu mare o marinu, il vitello marino, che sono i lampeggi
che si scorgono all’orizzonte, la sera, e che presagiscono brutto
tempo.
Questi lampeggi sembrano personificare il vitello marino o foca monaca
che saltella all’orizzonte e che prevede un clima di pioggia.
L’eclissi di Luna rappresentava un evento eccezionale anche per
i sardi, che non vedevano niente di buono in essa e gli auspici che ne
traevano erano sempre infausti.
Del resto in altre civiltà l’eclissi rappresenta la divinità
risentita perché ferita dai morsi del lupo mannaro o del drago
che se la divoravano. (15-06-2011) |