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A Pavia
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Pulina e Carta hanno rappresentato
la Sardegna
al Festival delle lingue
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A Pavia Pulina e Carta
hanno rappresentato la Sardegna al Festival delle lingue
A metà ottobre 2010, la città
di Pavia, sede di una prestigiosa Università degli Studi, ha accolto
tra suggestivi cortili e antichi palazzi le lingue di tutte le parti del
mondo e i loro rappresentanti. Letture,
poesie, fotografie, rappresentazioni teatrali, progetti delle scuole,
visite guidate e musica: tutto questo è stato il festival “Elogio
delle lingue e dei linguaggi”, realizzato nel quadro del progetto
Kaleco (http://www.kaleco.eu/) e promosso dal Comune di Pavia con il patrocinio
della Regione Lombardia e dell’USP di Pavia. Sono stati giorni intensi,
che hanno coinvolto l'intera città. E' stata anche realizzata,
presso l’Auditorium del Collegio Ghislieri, una Conferenza internazionale
“Per una politica a favore del multilinguismo”, durante la
quale si è provveduto a una presentazione comparata della “Carta
delle lingue” di otto Paesi e a un approfondimento sulle autobiografie
linguistiche nella costruzione di sé e nell’apprendimento
delle lingue.
Nella serata di giovedì 14 ottobre, presso l'auditorium della centralissima
ex chiesa di Santa Maria Gualtieri, il Festival ha proposto una performance
a molteplici voci intitolata “Il suono delle lingue italiane: armonie
poetiche e musicali delle lingue italiane a Pavia”, curata da Eleonora
Salvadori, Franca Bottaro e Gipo Anfosso.
Hanno rappresentato il suono della lingua sarda Paolo Pulina, vicepresidente
vicario del Circolo culturale sardo "Logudoro" di Pavia (e responsabile
Comunicazione della FASI) e il musicista sardo-pavese Antonio Carta. Pulina
ha letto una poesia di un poeta classico della Sardegna (Pedru Mura, 1906-1966)
e i testi di tre sue poesie che sono state musicate da Carta (“Nuraghes
e monumentos de Pavia”; “Sardos semus fintzas nois –
canto degli emigrati sardi”; “Buggerru”, dedicata ai
33 minatori cileni che hanno rivisto la luce), che le ha cantate nell’occasione
accompagnandosi con la chitarra, riscuotendo notevole successo.
Ha introdotto la manifestazione Giuseppe Polimeni (Università di
Pavia), il quale ha affermato: “La sfida che l'Elogio delle lingue
ci propone è quella di ritrovare in una città, Pavia, l'Italia
delle Italie (secondo il titolo di un famoso libro di Tullio De Mauro),
la nazione delle molteplici e diverse città. Dagli anni Cinquanta
agli anni Settanta Pavia e la sua provincia hanno accolto un'emigrazione
che, inizialmente proveniente dalle regioni vicine (Emilia Romagna e Piemonte),
ha gradualmente coinvolto le regioni del sud. Questa emigrazione interna
ha portato a Pavia sardi, calabresi, siciliani, con una dinamica che rende
così ricca la storia italiana e la storia di ciascuna città.
I grafici che riassumono questi dati dicono una storia e una geografia
di culture fino a quel momento lontane, ma pronte a interagire e a conoscersi,
a ritrovarsi in uno strumento di comunicazione finalmente nazionale, l'italiano.
[…] Il dialetto non è lingua del passato, ma può forse
essere idioma pronto a farsi strumento per restituire oggi, nell'epoca
dell'inflazione della lingua e della comunicazione, un senso profondo
alle cose, o meglio per scoprire che il senso profondo delle cose, in
città lontane e diverse, può ancora parlarci in dialetto”.
Durante l'incontro inter-dialettale sono state lette poesie classiche
del milanese Carlo Porta, del romano Giuseppe Gioachino Belli e poesie
di autori pavesi e calabresi; sono stati cantati testi, oltre che in sardo,
in genovese (gruppo “Macadam”), in siciliano e in salentino
(gruppo “Domo emigrantes”) e nel dialetto di una delle tre
zone della provincia di Pavia, la Lomellina (gruppo “Cantosociale”).
(17-10-2010)
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