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//////////////////////////// GIULIANO BIGLIANU BRANCA: LA GRANDE
LEZIONE MORALE DA UN TRONO DI DISABILITA’ ////////////////////////////
Giuliano Biglianu Branca (Sennori, 1919 – Sorso, 2002) è stato un esemplare ed autentico profondo lirico in limba del Logudoro. Costretto su una sedia a rotelle sin dalla nascita, coltiva e rappresenta in versi tantissimi aspetti autobiografici dal forte impatto umano e religioso. Nel rielaborare la condizione di sofferenza -con lucide riflessioni sull’esistenza- matura “una sua visione cristiana del mondo e della propria condizione così da divenire maestro agli altri di comprensione e di amore al prossimo”. Tutta la poetica di Biglianu è percorsa da una particolare attenzione e viscerale amore per l’uomo; dunque, un meditato messaggio e testamento di vita, malgrado un’esistenza di dolore e solitudine, che evidenzia autenticità e immediatezza nei toccanti testi con chiare e interiori radici nella tradizione letteraria sarda orale. Caminende cun sa rughe -titolo anche della silloge premiata e pubblicata dal premio “Romangia” 1995 (Sassari –TAS)- è la composizione che meglio rappresenta l’uomo-poeta di Sennori. Biglianu Branca, a partire dal 1978 con l’iniziale partecipazione al “Romangia” e gli stimoli del grande poeta Tonino Rubattu a rendere pubblici i suoi versi, è stata presenza attiva nell’incredibile e sorprendente laboratorio poetico sardo degli anni Ottanta e Novanta. La sua figura discreta per riservatezza offriva costante pregio e qualità poetica: significativi i suoi contributi a numerosi concorsi letterari e valida la collaborazione a giornali, riviste ed antologie. La poetica complessiva dell’opera Caminende cun sa rughe indirizza e guida verso valori autentici positivi; malgrado le forti tensioni esistenziali e di dolore c’è fede nell’umanità e nella bellezza della vita. La sua poesia assume carattere autobiografico (è intensa testimonianza della sua vita) ma allo stesso tempo celebra paesaggi, il mistero delle piccole cose, canta con affetto e fantasia vivace la vita quotidiana: la capacità di stupirsi e meravigliarsi per la vita. Spesso la poesia è anche strumento di lotta partecipe agli eventi storici, sociali e forte impegno per la valorizzazione delle specificità della cultura sarda: è sempre poesia di contenuti. Con intima voce di verità canta gli eterni sentimenti dell’uomo; cerca di penetrare nell’esasperato silenzio che avvolge la sofferenza fisica. I suoi risultati poetici sono estremamente originali e riflessivi. Analizza con lucidità la sua esperienza con linguaggio toccante: tutto è connotato da una forte tensione spirituale e meditativa. I versi sono strazianti di verità, e ogni verso un sussulto di essenzialità. Non c’è angoscia di sconfitta, ma forza e coscienza: personale e sociale. Le sue “cantones” si nutrono dei sentimenti dell’uomo: siano essi d’amore o di dolore. In “Caminende cun sa rughe”, c’è la storia e il travaglio interiore di un poeta appassionato che osa capire l’esistenza e il quotidiano. Biglianu, dal suo trono, dalla sua sedia a rotelle è riuscito ad ampliare il nostro orizzonte umano, ad arricchirci con la sua semplicità e umanità trasmessa in versi. E’ poesia a cui bisogna guardare, dare maggiore visibilità e tanto attingervi! E’ avventura letteraria di una fede laica, di una esistenza che la malattia ha chiamato a unirsi costantemente al Cristo sofferente in Croce: Croce cantata e presente in tutto il suo cammino. Dal suo trono di passione è stato capace di donare versi di giustizia, di fratellanza e amore. Con la sua vita di sofferenze ha costruito l’eternità; un’eternità in cui poter finalmente correre. Alla scomparsa, avvenuta nella primavera del 2002, Biglianu è stato commemorato con due orazioni civili pronunciate dai poeti Tonino Mario Rubattu e Antonio Pazzola.
Caminende cun sa rughe Camino, ispero: cant’est longu e duru Non bi creschet gentile unu fiore Ruo… mi peso… e ruo. Ma intantu Non balet. A niunu cherzo rèndere Cantas bortas cun s’ànima sidida, Nàralu! Tue solu des ischire Proite no m’has dadu forza e alas Liberu de affannos e piantos? (IN CAMMINO CON LA
CROCE. Vado avanti, spero: quanto è lungo e faticoso il cammino
della vita con la croce sulle spalle, alla ricerca di uno sprazzo di luce
dove luce non c’è, ma buio. (10-09-2012) |