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POMPEO CALVIA: IL POETA
DI “SASSARI MANNU” E DE “LI CANDALERI”
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Il sassarese o turritanu
- la cui parlata, riconosciuta dalla Regione Sardegna con la Legge Regionale
15 ottobre 1997, N° 26, è diffusa nella popolosa fascia della
Sardegna nord-occidentale della provincia di Sassari - ha in Pompeo Calvia
(Sassari, 18 novembre 1857 – Sassari, 7 maggio 1919) il suo massimo
esponente poetico.
La nota silloge Sassari Mannu, pubblicata nel 1912 dalla Tipografia Libertà,
lo consacra alla fama lirica e come acuto osservatore e malinconico testimone
della sua Città; in perfetti quadri poetici coglie gli essenziali
elementi della quotidianità e le particolarità caratteristiche
dei singoli personaggi, che rappresenta anche nelle diverse atmosfere
cittadine di festa. E proprio nel sonetto Li Candaleri, la celebrazione
più cara in assoluto a tutti i sassaresi, descrive la partecipazione
alla festa grande e l’animazione collettiva che accomuna autorità
e popolo, sottolineata dal sindaco che “tutti saludda senza distinzioni”.
Li Candaleri
Li candaleri falani
in Piazza,
cun li vetti di rasu trimulendi,
fattu fattu li borri cun la mazza
e lu sindaggu in mezzu saluddendi.
Tutti saludda senza
distinzioni,
finza li bandereddi di lu vinu:
arruglia lu tamburu di continu
e lu piffaru sona li canzoni.
Lu piffaru chi poni
l’alligria
e accumpagna li setti candaleri
finza a la gianna de Santa Maria.
Inchiddà ni
l’istrazzani li vetti
e zi l’entrani in gesgia più lizzeri
in mezzu a li vaggiani e a li cuglietti.
(I candelieri scendono
nel Corso con i nastri di raso ondeggianti, e dietro gli uscieri comunali
con la mazza e il sindaco in mezzo che saluta. Tutti saluta senza distinzione,
perfino le bandierette delle osterie: rulla il tamburo continuamente e
il piffero suona le canzoni. Il piffero che mette l’allegria e accompagna
i sette candelieri sino alla porta di Santa Maria. Lì gliene stracciano
i nastri e li fanno entrare in chiesa più leggeri in mezzo ai giovani
e agli anziani.)
Di Pompeo Calvia, figlio del noto architetto Salvatore Calvia Unali e
di Antonietta Diana, i biografi concordano nel definirlo “un uomo
dall’indole modesta e schiva” che ebbe in sorte una “vita
tranquilla e dimessa, priva di avvenimenti importanti o clamorosi, dedita
alla famiglia, agli amici, al lavoro e all’arte”. Quell’arte
e sensibilità creativa -sarà critico d’arte, scrittore,
poeta e pittore- che dopo gli studi liceali coltiverà da autodidatta
e gli meriterà la stima e l’amicizia di Enrico Costa (prestigioso
intellettuale sassarese a cavallo tra Otto e Novecento e direttore della
rivista La Stella di Sardegna) e dei poeti Sebastiano Satta e Luigi Falchi,
con cui pubblicò nel 1892, stampata dall’editore Giuseppe
Dessì di Sassari, una raccolta lirica dal titolo Nella Terra dei
Nuraghes.
Prestò servizio militare a Napoli, avendo così modo di frequentare
gli ambienti politici e culturali dei patrioti mazziniani e particolarmente
il poeta-giornalista e politico Alberto Mario (Lendinara, 1825 –
1883), discendente da una famiglia nobile di origine ferrarese. Dall’agosto
1880 lavora come disegnatore per il padre e successivamente per la Compagnia
Reale Ferrovie Sarde guidata dall’ingegnere Benjamin Piercy, per
la cui figlia scrive un’ode nella metrica classica della strofa
alcaica (ossia: due endecasillabi, un enneasillabo e un decasillabo).
Nel 1887 è assunto stabilmente come applicato presso l’Archivio
del Comune di Sassari, dove lavorò ininterrottamente fino al 1917;
svolse in contemporanea anche l’insegnamento del disegno ai giovani
del Convitto Nazionale Canopoleno. Calvia collabora alla realizzazione
di diverse manifestazioni culturali cittadine (es.: l’Esposizione
d’arte antica e moderna del 1896) e sviluppa un’ampia produzione
letteraria e artistica, di cui si ha riscontro su riviste e giornali.
Nel 1899 sposa la pianista Cristina Manca e il 9 dicembre 1901 nascerà
la loro figlia Maria, alla quale dedicherà numerosi e frequenti
componimenti poetici. L’anno successivo pubblica un romanzo breve
-in 15 puntate sulla rivista Sardegna Letteraria, diretta da Luigi Falchi
ed edita a Sassari dalla Tipografia Ubaldo Satta- con lo pseudonimo Livio
de Campo e titolato Quiteria, dramma storico ambientato sugli avvenimenti
sardi del XV secolo.
Nell’importante tradizione poetica in sassaresu fanno degna corona
a Pompeo Calvia diversi grandi interpreti di spessore come Salvator Ruju
(Agniru Canu), Cesarino Mastino (ziu Gesaru), Rosilde Bertolotti e i lirici
contemporanei Aldo Salis, Dino Siddi, Leonardo Sole, Nino Fois e Maria
Antonietta Noce.
(08-07-2012)
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