A che fare, un’Associazione di Poeti in Limba?
Chi dovrebbe entrare in questa Associazione? Vorrei dire tutti, poeti e scrittori e appassionati di lingua sarda, ma temo che così la cosa diventerebbe subito vasta e mastodontica e non avrebbe quella scioltezza necessaria per agire, specialmente all’inizio. Pur mantenendo il proposito di aprirla alla partecipazione di chiunque abbia qualche sensibilità per la nostra lingua, inizialmente sarebbe bene che un gruppo limitato ne curi l’avvio, per darle una struttura efficiente e in grado in seguito di accogliere e valorizzare tutti coloro che si sentono in grado di contribuire secondo le proprie possibilità. Il primo nucleo di organizzatori di questo sodalizio potrebbe essere costituito da almeno una decina di poeti che vogliano sobbarcarsi il compito appunto di organizzare. Essi potranno così stabilire insieme come procedere, in maniera che ogni passo sia il frutto di un adeguato confronto fra idee e pareri diversi. Chi fosse disponibile può dare la propria adesione inviando una comunicazione al seguente indirizzo: michelipo@tiscali.it, oppure aprendo il blog http://sardusodeo.blog.tiscali.it/ e inserendo un commento. Il programma delle attività dell’Associazione sarà costituito da tutto quel che riguarda la lingua sarda. Questo potrebbe essere un elenco delle questioni da discutere e trattare: 1. E’ ancora opportuno tentare di salvare la lingua sarda per utilizzarla in ambito sociale (farne lingua nazionale), oppure è il caso di arrendersi alla sua fine ormai segnata e pensare soltanto ad un suo uso culturale e intellettuale? 2. E’ pensabile che un giorno entri a pieno titolo nella scuola, oppure basta farne conoscere l’esistenza, come semplice residuato della cultura tradizionale? 3. Qualora si introducesse nell’insegnamento scolastico, quale forma dovrebbe essere scelta? La limba sarda comuna, tutte le principali varietà oppure ciascun singolo dialetto? Insomma, possiamo noi poeti e scrittori provare a dire la nostra sull’argomento, dato che quotidianamente la utilizziamo? 4. Quali metodologie didattiche dovrebbero essere alla base dell’insegnamento? Partire dal dialetto locale per giungere alle varie parlate oppure viceversa muovere dalla varietà linguistica generale per giungere a ciascun dialetto? Mettere in primo piano la LSC oppure darne conto soltanto parzialmente? 5. Scegliere di scrivere proprio come la lingua viene pronunciata oppure scegliere alcuni criteri di scrittura che si differenziano dalla precisa pronuncia? In che termini si potrebbe fare: proponendo regole molto limitate e flessibili oppure stabilendo criteri particolarmente rigidi e vincolanti, differenziando soltanto le principali varianti? E quali? 6. Si può stabilire anche un modo di pronunciare la lingua sarda secondo regole comuni basate sull’uso tradizionale, oppure bisogna lasciare che ognuno pronunci così come è scritto, senza quelle particolari inflessioni che ormai appartengono al passato? 7. Si possono dare suggerimenti a chi utilizza la lingua sarda in programmi video e audio rivolti ad un pubblico vasto? Considerato che bambini e giovani sono portati a ripetere così come sentono, è opportuno porsi il problema della correttezza e competenza degli addetti a questo settore? 8. Si potrebbe individuare un percorso più efficace nell’operato della Regione Sarda, e in particolare dell’Assessorato alla Cultura, per la salvaguardia e valorizzazione della Lingua Sarda? 9. Si ritiene che
i finanziamenti erogati dalla Regione Sarda siano sufficienti? E che tali
somme siano ben utilizzate per i fini che si intende raggiungere? E’
possibile individuare alcune priorità che permetterebbero risultati
migliori? 11. E’ opportuno spendere soldi per pubblicazioni di vario genere in lingua sarda, o bisogna eventualmente stabilire dei criteri perchè i finanziamenti siano più mirati al raggiungimento di detrminati obiettivi? 12. Quale utilizzo si fa normalmente delle opere in lingua sarda, originali o traduzioni? Sono esse effettivamente in circolazione in ambito scolastico o bibliotecario, e in che misura esse contribuiscono alla diffusione e valorizzazione della Limba? 13. I concorsi letterari di poesia e prosa in lingua sarda hanno ancora un valore? Quante poesie sono state prodotte in questi ultimi venti o trent’anni, e quale livello qualitativo hanno raggiunto? Sono sufficientemente conosciute dal grande pubblico, o restano lettera morta una volta assegnati i premi? 14. Sarebbe meglio estendere ulteriormente il numero dei concorsi coinvolgendo così più Comuni? Oppure sarebbe più conveninte ridurre tale numero e rendere i concorsi più partecipati e più pubblicizzati? 15. Sarebbe possibile stabilire alcuni criteri di massima, unanimemente riconosciuti dai vari Comitati e dalle varie Giurie, per la valutazione delle opere, anche se non vincolanti in assoluto? 16. Si potrebbero stabilire delle modalità di massima sul tipo di bando, sulla cerimonia di premiazione, sul numero delle sezioni, sull’entità dei premi, sulle comunicazioni ai partecipanti e ai vincitori? Non vado oltre perchè i punti proposti sono già troppi, ma sicuramente ve ne sarebbero tanti altri. La cosa più interessante sarebbe sentire che cosa ne pensa ciascuno di noi, poeti e scrittori direttamente coinvolti, organizzatori e membri delle Giurie dei vari Concorsi, e tutti coloro che a vario titolo sono impegnati quasi quotidianamente con alcuni dei problemi elencati, o con tutti. La competenza di tutte queste persone è evidente, ma ciascuna di esse potrebbe incidere sul futuro della questione centrale, ossia la salvaguardia e valorizzazione della lingua sarda, in maniera molto più incisiva se potesse partecipare più attivamente a un dibattito molto ampio, allargato ad un numero molto magggiore di “addetti ai lavori”. Questo deve fare
l’Associazione dei POETAS IN LIMBA: permettere a ciascuno di esprimere
le proprie opinioni ed elaborare una sintesi di esse che possa contribuire
all’operato di chi agisce, a vari livelli, alla valorizzazione e
rinascita della LINGUA SARDA. Per il resto si vedrà. L’importante è iniziare, perchè “andande andande s’acontzat su càrrigu” (cammin facendo si aggiusta il carico) e in seguito “su tempus at a esser mastru” (il tempo saprà indicarci la via migliore). Michele Podda(18-04-2011) |