In
morte del poeta di Castelsardo Nel breve volgere
di qualche mese Castelsardo vede piangere la perdita di un altro suo poeta.
Qualche mese fa ci ha lasciato Mario Portas la settimana scorsa zio Giovanni
Antonio Dettori. Si potrebbe dire che erano in età avanzata e che
pertanto l’evento poteva rientrare nella normalità delle
cose, ma quando muore un poeta non è sempre così. Mario
aveva ottantaquattro anni zio Giovanni Antonio dieci di più, io,
che li ho frequentati e spesso accompagnati in quei particolari consessi
dove si discettava di poesia in lingua sarda, raramente ho assistito ad
espressione di tanta vitalità come in questi due “vecchietti”.
Io e i miei coetanei sembravamo molto più anziani di loro, quasi
che la poesia infonda l’eterna giovinezza a chi la pratica con maestria.
Perché sia Mario che zio Giovanni Antonio erano maestri riconosciuti
nel forgiare i versi, ognuno con la propria peculiarità, con la
propria storia e con la propria visione di vita. Di Mario ho già
parlato pertanto in questo intervento voglio ricordare maggiormente zio
Giovanni Antonio, poeta contadino che si era costruito una solida cultura
autodidatta leggendo i classici sardi in lingua sarda e fondendo questa
cultura con un’innata sensibilità da cui nel tempo sono scaturite
ottave, che non disdegnava di improvvisare con più celebrati poeti
sul palco alla festa di San Giovanni nella omonima borgata dove risiedeva,
e innumerevoli opere a “tavolino” sia nella varietà
logudorese che in quella sardo-corsa di Castelsardo. Zio Giovanni Antonio
prediligeva la rima, buona parte delle sue opere le ha condensate nella
raccolta Rimas e orizzontes del 1991, altre sono presenti nelle
antologie dei più prestigiosi Premi Letterari sardi e anche nazionali
e internazionali. Giuseppe Tirotto |